“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

sabato 20 settembre 2014

Concorsi infermieri. Zaia, prima i veneti

VENEZIA. Al concorso per due posti da infermiere, uno nella Ulss 6 di Vicenza e l'altro nella Ulss 15 Alta Padovana, si sono iscritti in 6923. Migliaia i candidati veneti, ma altrettanti annunciati in arrivo dal Sud per una preselezione in programma a Vicenza e Padova tra fine settembre e primi di ottobre. E per limare i costi della lunga trasferta dal mezzogiorno c'è un'organizzazione che attraverso i social ha proposto, e riempito, decine di pullman - con tanto di logo «falce e forchetta» - pronti a fare la spola tra i due capi dell'Italia.

La circostanza fa sbottare il governatore Luca Zaia: «Prima di altri, negli ospedali veneti devono poter lavorare i giovani veneti, se poi c'è posto per altri, ben vengano». Viceversa, si mortificano le aspirazioni di tanti nostri giovani, entusiasti e ben preparati, e le eccellenze umane che il territorio sa esprimere e che su quel territorio hanno diritto di lavorare, soprattutto in sanità, dove preparazione e professionalità del personale sono peculiarità del sistema sanitario e formativo del Veneto. Qui abbiamo più di 200 mila disoccupati, e non vogliamo crearne degli altri che, come i neolaureati nelle professioni sanitarie, possono trovare lavoro con più facilità che in altri settori, stante che il Veneto, avendo i conti sanitari in ordine, può assumere per coprire il proprio fabbisogno». Ma non è possibile escludere candidati italiani dai concorsi nazionali... «Il punto è che questi concorsi vanno regionalizzati, dando comunque la preminenza ai residenti. Non si capisce come questo lo possa fare Bolzano e non noi», ribatte Zaia «pongo la questione anche ai parlamentari veneti e chiedo loro di adoperarsi in sede nazionale perchè questo sacrosanto diritto a lavorare nella propria terra venga riconosciuto. Se così non fosse seguiremo la stessa strada giuridico-istituzionale battuta vittoriosamente per gestire le circa 90 borse di studio per specializzandi in medicina finanziate dalla Regione. Anche medici e infermieri, se non sbaglio, sono pagati di fatto dalla Regione, e cioè dai cittadini veneti: non dimentichiamo che ogni anno versiamo a Roma 21 miliardi di tasse in più di quanto ci viene restituito e che molti di questi non ritornano proprio nel settore sanitario». 

Sulla stessa linea la senatrice leghista vicentina Erika Stefani, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione parlamentare firmata anche dai colleghi Munerato, Bellot, Bisinella e Tosato: «Queste migrazioni sono vergognose e rappresentano uno scippo delle opportunità lavorative ai veneti.

Fonte: il Mattino di Padova

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