“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

mercoledì 29 ottobre 2014

Così, oggi, si emigra per la Germania


I dati Svimez sulla desertificazione demografica del Sud restano inchiostro su carta se poi non si osserva la realtà e si ascoltano le voci di chi una mattina, saluta tutti, si imbarca sul primo autobus disponibile e se ne va in Germania.

E poco importa se si rivendicano diritti e precedenze di nascita, la forza lavoro è liquida, si sposta dove ci sono opportunità ed economie pronte a sostenerla.

 Costantino Ianni, in Homens sem paz, riporta la risposta di un emigrante italiano ad un ministro: “Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro?”

E suona come un lugubre lontane presagio, quello che si diffuse all’indomani dell’unità d’Italia in quelle regioni dove si combatteva la cosiddetta “guerra al brigantaggio”. “O brigante, o  emigrante”.

Ecco come due servizi che danno anima ai dati, un anima che ha l’accento prevalentemente meridionale, mentre in Italia ancora si scrivono fiumi di retorica sulla “questione meridionale” che “non è più solo meridionale” e sui mancati investimenti provocati da difficoltà orografiche (ma fateci il piacere) :

 

Fonte: Illazzaro.altervista.org

sabato 18 ottobre 2014

Svendita dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori e del welfare ? Si, ma col sorriso...!!


Di Natale Cuccurese

Mercoledì notte il consiglio dei ministri ha varato una «legge di stabilità» 2015 che segnerà, soprattutto per il Sud, gli anni a venire.
Ci si aspettava un cambio deciso di direzione, un taglio drastico alla spesa per rilanciare gli investimenti, invece non cambia la filosofia propinataci in questi ultimi anni dai vari Governi. 
Le previsioni errate del passato, come peraltro Fmi, Ocse, Bce e Ce avevano avvertito, portano un Pil che anche quest’anno diminuisce rispetto al 2013, le esportazioni languono, investimenti privati e pubblici sono quasi inesistenti e così i consumi nonostante la presenza per alcuni del bonus dei "famosi" 80 euro in busta paga. 

All’insegna del solito ottimismo, la previsione della crescita Pil nel 2015, tanto che la Banca d’Italia ne ha preso le distanze. Anche sui conti pubblici la Banca d’Italia esprime perplessità. 
Il documento governativo appare reale solo quando prevede una pressione fiscale che continuerà ad aumentare. 

Con la legge di stabilità 2015 si realizza solo l’ennesima operazione di facciata all’insegna dell’ottimismo, come da prassi governativa. 
Risibile poi la vicenda del mettere nelle buste paga dei lavoratori dipendenti del settore privato il 50% del Tfr maturato. In poche parole saremo ridotti alla fame, ma col sorriso… 

L’aumento del deficit/Pil al 2,9% consente meno tasse su imprese e lavoro ma con minori spese per investimenti pubblici e autonomie locali, leggasi quindi meno servizi, welfare. 

Il Governo vara quindi solo una grande azione cosmetica di fiducia collettiva, con forti richiami agli imprenditori e alle multinazionali, per assunzioni precarie ed investimenti, visto che sembra volere favorire soprattutto quest’ultime delegiferando su tutto e di più, dallo Sblocca Italia al Jobs Act. 

Tutto realizzato in spregio dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori, della salute dei cittadini ed al welfare. 

Contro l’ambiente perché il provvedimento ripropone un’Italia che, incapace di stare al passo con i tempi, con le nuove tecnologie, la sensibilità e sostenibilità ambientale, ricorre al rilancio delle energie fossili altamente inquinanti e da il via libera all’industria petrolifera per trivellare in Adriatico, in Basilicata… trasformando l’Italia ed il Sud in particolare in una colonia perenne delle multinazionali del petrolio. 

Per far questo si vogliono poi espropriare da ogni potere gli enti locali, per dare il via agli appetiti delle multinazionali e degli investitori privati, senza prevedere nessuna condivisione con i territori, i comitati, i cittadini. Senza prevedere nessuna priorità e nessuna strategia per la messa in sicurezza dei territori e per il rispetto idrogeologico, in attesa delle prossime alluvioni. Si potrà poi cementificare a tutto spiano senza vincoli particolarmente stringenti. 

 La crescita così disperatamente cercata nella legge di stabilità viene in realtà perseguita nello Sblocca Italia grazie a "grandi opere" con annessi  commissari che gestiranno grandi aree urbane in tutto il paese, partendo ad esempio da Bagnoli, espropriando gli enti locali da ogni possibilità d’intervento, anche in maniera autoritaria ed incostituzionale, così come incostituzionale sono questi parlamentari. 

 Infine non ultimo il vergognoso balletto che segna l’inizio di un nuovo, devastante, conflitto tra Stato e Regioni, giocato sulla sanità regionale e perciò sulla pelle di tutti i cittadini. 
La legge di stabilità infatti prevede a fronte di una riduzione nazionale prevista di 18 Mld di tassazione, ben 4 miliardi di tagli alle Regioni che a loro volta reagiscono e fanno presente che questo si tradurrà in tagli alla Sanità, rischiando così di costringere le Regioni, per non mandare al tappeto il già precario sistema sanitario, ad aumentare le tasse regionali di loro competenza. 

In poche parole la sintesi è che le tasse che escono dalla porta rientrano dalla finestra, ed ovviamente le Regioni più povere, quelle del Sud, dovranno aumentare di molto la tassazione rispetto alle più ricche. Un altro strappo alla Costituzione, ormai ridotta ad inutile orpello, che prevede il principio perequativo. In alte parole chi meno ha più paga, in base ad uno strano principio che appare solo punitivo. 

Il Sud quindi ancora un volta metterà in ordine nei disastrati conti del Governo, sia subendo una maggiore tassazione percentuale, sia pagando con distruzione di risorse naturali sul suo territorio, inquinamento e quindi salute dei suoi cittadini. 

Non c’è che dire, complimenti al Governo del Nazareno, quel Governo che passa con disinvoltura da un’emergenza ad un’altra, sperando nella scarsa memoria degli italiani. 
Così è stato per la recente alluvione nel Gargano, dove nemmeno si è dichiarato lo stato di calamita, così per Taranto dove per fortuna è arrivato il parere della Commissione Europea, che a settembre 2013 aveva aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia sul caso Ilva e che oggi invia il parere motivato alle autorità italiane con cui mette nero su bianco l'accusa di violazione di norme ambientali per non aver vigilato a sufficienza sui gravi problemi di inquinamento del più grande impianto siderurgico d'Europa, certificando che per la vicenda ci sono stati solo annunci vani e che le risposte che ci si aspettava non sono arrivate. 

Noi del Partito del Sud speriamo che questa esperienza si concluda al più presto con il ritorno alle urne, anche con la precedente legge elettorale, per ridare la voce ai cittadini e dare al Governo di questo paese quel minimo di parvenza democratica che oggi è assente.

mercoledì 8 ottobre 2014

Uno strano silenzio sulla Marlane Marzotto: intervista di Rete 3 a Giovanni Coviello

Uno strano silenzio sulla Marlane Marzotto: intervista di Rete 3 a Giovanni Coviello

Di Redazione VicenzaPiù | ieri alle 17:37 | 0 commenti
Di Andrea Polizzo da Rete 3 e da BlogTortora
Uno strano silenzio. È quello che è stato registrato sul caso Marlane a Vicenza e provincia, storicamente roccaforte del Gruppo Marzotto, proprietario dell'ex fabbrica tessile di Praia a Mare. Ne abbiamo parlato con Giovanni Coviello, direttore di Vincenza Più media locale che ha seguito passo dopo passo lo svolgersi del processo.
Recentemente, nel corso del processo Marlane i PM hanno avanzato richieste di condanne complessivamente a 62 anni di carcere per gli imputati tra cui figurano nomi di spicco del
mondo imprenditoriale vicentino. Come è stata avvertita questa notizia nel vostro territorio?
Giovanni Coviello: "Ovviamente, il nome con più richiamo mediatico in zona è quello di Pietro Marzotto (per lui i PM hanno chiesto 6 anni di carcere, ndr) anche se da molti anni è fuori dalla gestione ordinaria del gruppo. Tuttavia Marzotto è un nome ancora molto ‘pesante' in zona. Non a caso Matteo Marzotto, recentemente, ha assunto due importanti cariche nonostante il suo coinvolgimento in alcune inchieste per questioni fiscali. È presidente della scuola di management Fondazione Cuoa, ente privato che si occupa di master nel campo della gestione aziendale, ed è stato nominato anche presidente di Fiera di Vicenza Spa che vuol dire appalti e visibilità nel mondo. Per cui la richiesta di condanna per un Marzotto ha avuto una sua importanza sul territorio".
Ma non quella che vi aspettavate?
Giovanni Coviello: "Mah, guardi. Noi di Vicenza Più ce ne siamo occupati sin da subito anche grazie all'impegno di Giorgio Langella. Quando ho cominciato a seguire questa vicenda mi ha meravigliato il silenzio che la circondava. Un silenzio della stampa che, purtroppo, mi aspettavo. Magari non mi aspettavo il silenzio da parte dei sindacati locali, in particolare da parte della Cgil che invece, per quel che mi è dato sapere, a Cosenza è stata molto attiva su questo fronte.
Racconto un aneddoto. Tempo fa mi è capitato di moderare uno dei primi incontri in provincia di Vicenza per portare all'attenzione la questione degli oltre cento morti della Marlane Marzotto. In quella occasione ho avuto modo di confrontarmi con un delegato Cgil sulla questione. Quel che mi ha detto è stato illuminante. Mi disse che bisognava parlarne del caso, ma non troppo. In sostanza temeva i rischi che poteva correre il sindacato, le conseguenze per l'occupazione a una eventuale reazione di Marzotto che, all'epoca, dava ancora molto lavoro. Cose che si verificano a Vicenza come nel resto d'Italia: è il dramma dei lacci tra sindacato e le sfere del potere".
Il Processo, ora volge al termine, almeno per quel che riguarda il primo grado. Che conclusione vi aspettate?
Giovanni Coviello: "Quanto al processo è chiaro che l'interesse è dettato dai nomi eccellenti dell'imprenditoria vicentina, e non solo, tra gli imputati. Aspettiamo che ci sia un pronunciamento perché è giusto che sia così. Quel che rimane però è la scarsa attenzione generale verso le tante persone morte e che si sono ammalate lavorando in fabbrica".
Fonte vicenzapiu

giovedì 2 ottobre 2014

“Basta tour in Veneto per i nostri concorsi! Lavoro prima ai veneti!”

A ogni regione i suoi lavoratori, scelti ovviamente su base territoriale. Sei nato a Napoli? Puoi fare i concorsi solo a Napoli. Sei nato a Milano? Solo a Milano. E se non bastasse, meglio costruire muri alti alti alti fino al soffitto, come diceva il buon Giobbe Covatta, con tanto di avvoltoi che impediscano lo scavalcamento.

A seguire questo ragionamento, non ci sarebbe stato alcun boom economico, le fabbriche al Nord che necessitavano di manodopera probabilmente avrebbero chiuso.

Ma tutto questo non lo sa tale Nicola Finco, la cui biografia su Twitter recita: “Consigliere Regionale del Veneto-Presidente commissione Ambiente, Lavori Pubblici, Protezione Civile-Coordinatore Nazionale Giovani Padani del Veneto-Lega Nord”.

Tuona Finco: “POSTI DI LAVORO PRIMA AI VENETI! Ieri centinaia di candidati da Sud sono arrivati a Vicenza per un posto da infermiere. Ma io dico: è giusto o no che le nostre Ulss assumano laureati in Veneto, di cui conosciamo preparazione e qualità? E’ giusto o no che con 200.000 disoccupati noi diamo priorità ai veneti nei concorsi pubblici? Non è così che fa qualunque azienda, dando precedenza a chi si è formato al suo interno?”

Caro Finco, ma qualcuno impedisce forse ai Veneti di partecipare ai concorsi?

Ma l’esilarante delirio su base etnicodidattica, riportato dal sito di informazione Roadtvitalia, è questo:

“Vorrei poi capire se i candidati del sud, destinatari da sempre di voti di laurea più generosi dei nostri, riescono a garantire ai pazienti degli ospedali vicentini e padovani una qualità di servizio di assoluta eccellenza, frutto di anni di studio in Atenei come quelli veneti”.

Caro Finco, lei ha ragione, le lauree albanesi garantiscono una maggiore preparazione.

PS: mi viene un dubbio, per partecipare ai concorsi secondo le teorie di Finco, vale il luogo di nascita o quello di residenza? Sono ammessi i meridionali di seconda generazione? E se uno ha un genitore meridionale ed uno veneto, quali dei due si può far valere come criterio di precedenza?

PPS: facciamo valere questo criterio anche per le formazioni delle squadre di calcio?

PPPS: intanto il partito di questo signore viene ancora invitato in tutte le trasmissioni televisive come interlocutore pure di un certo spessore e, paradosso etnografico, si presenterà con un autorevole leader come Boirghezio proprio al Sud.

Adda passà a nuttat…ma quanto è lunga questa nottata…

foto tratta da Roadtvitalia


Fonte il lazzaro.it