“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

sabato 23 aprile 2011

Il Partito del Sud alle comunali di Napoli con Luigi De Magistris



Una frase di Don Milani ha sempre accompagnato la mia vita, risuonando dentro l’ animo come un’esortazione all’impegno attivo, che spesso richiede coraggio e, forse, un pizzico di saggia follia.
Soprattutto quando si tratta di un impegno che fin dall’inizio si preannuncia gravoso, anche in termini personali, ricolmo di rischi e di insidie.
Soprattutto quando lo si reputa doveroso.
Questa frase di Don Milani è in verità una domanda, una domanda semplice e difficile allo stesso tempo, perché obbliga ad una sola risposta.
Chiedeva Don Milani: “Che senso ha avere le mani pulite e tenerle in tasca?”. Qualche settimana fa, ho cominciato ad interrogarmi anche io, dopo il pantano delle primarie del centrosinistra e di fronte alla pressione affettuosa rivoltami da associazioni e movimenti, semplici cittadini e semplici cittadine.
Così ho risposto nell’unico modo possibile: non serve a niente che io abbia le mani pulite se poi le nascondo nelle mie tasche. Non serve a niente che sostenga la necessità di una primavera etico-politica per il Paese se poi non mi impegno in prima persona, se non lo faccio per la città che mi ha visto crescere e che ho amato profondamente e, soprattutto, che amo ancora oggi.
Così alla fine ho superato le fisiologiche titubanze e ho rotto gli indugi, scegliendo di candidarmi sindaco a Napoli, sapendo quanto la sfida anti-sistema sia ardua. Esiste infatti un partito trasversale in Campania: quello del non cambiamento, quello della conservazione dello status quo, quello dell’opposizione verso una pacifica rivoluzione etico-politica. La stessa rivoluzione che la cittadinanza richiede e che stiamo cercando di attuare nella corsa a palazzo S.Giacomo. Utilizzo il plurale perché sono convinto che Napoli è dei suoi abitanti e loro debbano riprendersela, sottraendola ai clan, ai comitati d’affari, ai potentati politici, al furto delle sue risorse e dei suoi beni comuni da parte di questi soggetti. Per questo lo slogan scelto per la campagna elettorale è stato “Napoli è tua”. Senza i cittadini di Napoli questa rivoluzione, di cui mi sento semplice strumento, non è possibile.

E’ stata, la mia, una scelta di amore e passione, di sentimento, di rabbia e di rispetto per una città che avrebbe tante definizioni ma che per me ne ha una sola: è la MIA città.

E’ la NOSTRA.

Adesso però dobbiamo riprendercela.

venerdì 8 aprile 2011

VICENZA, DUEMILA IN PIAZZA PER SAVIANO

L'EVENTO. Folla di vicentini per la presentazione di "Vieni via con me" alla libreria Galla con megaschermo all'aperto. «La mafia? Si è infilata anche qui nelle aziende in crisi. Ma se al sud si è omertosi per paura, al nord  si è omertosi per convenienza»

 Zoom Foto

Vicenza. Vicenza è magica per Roberto Saviano. Non tanto, o non solo, perché due o tremila persone riempiono piazza Castello per ascoltarlo, quanto perché, con la collaborazione della preziosa e mai abbastanza elogiata scorta, lo scrittore napoletano si è concesso il lusso di una passeggiata nel parco. A Campo Marzo, presumibilmente, anche se lui non precisa. «Sì, oggi ho fatto una passeggiata nel parco - attacca -. Non lo faccio mai, perché non mi è concesso, purtroppo. Ma questa è una di quelle giornata che mi mette allegria, col sole, calda. Una giornata che, da buon meridionale, mi regala stupore, che mi fa scoprire che il sole, qualche volta, viene fuori anche al nord».
Alla libreria Galla c'è un'organizzazione militare. Nel vero senso della parola perché, tanto per dire, Saviano non può andare a parlare nella saletta al primo piano per «motivi di sicurezza». E poi, alla fine dell'intervento, dopo aver fornito allo scrittore, su richiesta dell'editore Feltrinelli, la giusta dose di ghiaccio secco necessaria per ovviare all'infiammazione del polso affaticato da dediche e autografi, gli organizzatori devono far rispettare rigidissime regole di precedenza e attesa durante le lunghe code.
«Con Isabel Allende e Magdi Allam - ricorda Alberto Galla - abbiamo avuto la libreria piena e lunghe code per gli autografi. Ma nessuno era mai riuscito a riempire piazza Castello davanti al megaschermo. Un record. E per questo devo ringraziare l'amministrazione comunale per la collaborazione».
Uno scrittore famoso che riempie una libreria e una piazza parlando della sua trasmissione tv e del libro che ci ha scritto e che «per qualche settimana è riuscito a superare in classifica quello del papa» è un fenomeno che rischia di far venire le vertigini. Ma la gente è qui per lui, per quel che scrive, per quello che dice e racconta, perché è «quello della televisione»?
Probabilmente per tutte le cose insieme, ma soprattutto perché vedono in lui la persona che ha messo alla berlina «loro». Loro chi? Quelli della macchina del fango, per esempio, magistralmente dipinti nella storia numero due di "Vieni via con me", o quelli della 'ndrangheta al nord (storia numero tre). Loro, insomma.
«Quando la trasmissione con Fabio Fazio ha iniziato ad avere successo - ricorda Saviano - loro hanno iniziato ad avere paura. Hanno cercato di bloccarci gli ospiti, hanno avviato la macchina del fango dicendo che questi ospiti costavano troppo, che giravano soldi. Tu critichi ma guadagni, mi dicevano, e quindi sei come tutti gli altri. Ecco il loro piano: vogliono farci credere che siamo tutti uguali, ecco a cosa serve la loro macchina del fango».
Già, loro. Quelli che, insomma, si capisce scendono a patti con la mafia, la 'ndrangheta, la criminalità organizzata che, nonostante i nomi, non sta solo al sud. «No, non sta solo al sud - rincara la dose Saviano - perché qui al nord ci sono imprenditori in difficoltà che si alleano col denaro della mafia. Un giornale di quelli, poi, ha titolato "Saviano dice che il nord è mafioso", accendendo la solita macchina del fango. Dicendo quello che ho detto, semmai, ho difeso il nord, l'ho messo in guardia dal morbo. Ripeto: le inchieste hanno dimostrato che imprenditori in difficoltà del nord sono finiti avviluppati nel denaro della criminalità organizzata. E se al sud si è omertosi per paura, al nord si è omertosi per convenienza».
Boom, applausi in libreria e, ancor di più, applausi in piazza. Proprio nel giorno in cui Luigi Schiavo, presidente dei costruttori di Ance Veneto ha spiegato, sulle infiltrazioni mafiose nelle imprese edili, come sia «essenziale sostenere iniziative preventive coinvolgendo l'associazionismo, la politica e la società civile». L'omertà può attendere.
Fonte Il Giornale di Vicenza.