“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

giovedì 17 marzo 2011

UNITA' D'ITALIA?

Un Paese governato da un partito secessionista. A Salerno c'è chi sogna un Regno autonomo. La storia di un'unità che nessuno ci ha raccontato

Il 17 marzo 1861, esattamente 150 anni fa, nacque il Regno d'Italia. Oggi che il vento secessionista spira con forza c'è da porsi delle domande sulla festa odierna. Ne abbiamo parlato con lo scrittore Giovanni Fasanella.

Festeggiare o no i 150 anni dell'Italia unita, il 17 marzo?
Più che festeggiare, sarebbe necessario, salutare e patriottico convocare un consulto di medici al capezzale di un paziente in agonia, l'Italia. Questa era l'occasione migliore per farlo. Ma la politica è distratta. Le istituzioni, se si eslcude la Presidenza della Repubblica, che fa quel che può, sono assenti. La cultura e la storiografia ufficiale sembrano impacciate, se non imbarazzate. Stampa e Tv, salvo rare eccezioni, fanno il resto, annegando l'evento fondamentale della nostra storia in un mare di inutile retorica. Ancora una volta si celebra, invece di raccontare. L'unico dato confortante è il numero impressionante di libri scritti da autori non "autorizzati", divulgatori non di professione che tentanto di riempire i vuoti impressionanti lasciati dalla storiografia ufficiale.

Che l'Italia non goda di buona salute, lo si vede a occhio nudo. Ma che cosa c'entra questo con il Risorgimento?
C'entra, eccome! Una forza politica come la Lega ha messo radici al Nord puntando sulla rottura territoriale del paese e su sentimenti xenofobi e antimeridionali. Al Sud, per reazione, si sta sviluppando sempre più un fenomeno speculare e opposto. Gli shutzen sudtirolesi si dichiarano fieramente austriaci. E il presidente della provincia di Salerno ha la bella pensata di proporre una nuova regione che si chiami "principato di Salerno". E' un caso, se gli italiani non sono d'accordo neppure sulla necessità di festeggiare il loro centocinquantesimo compleanno? No, non lo è: stanno esplodendo tutte le contraddizioni irrisolte della nostra storia unitaria.

E di quale malattia soffrirebbe, dunque, l'Italia?
Sindrome da stress post traumatico. Il rimosso che torna in superficie. Per un secolo e mezzo nessuno ha davvero raccontato agli italiani com'è che sono diventati un Paese unito. Nessuno ha mai detto che l'idea unitaria, per quanto radicata, apparteneva soltanto a un'élite intellettuale, aristocratica e borghese. Che è stata imposta dall'alto attraverso una guerra di conquista, il massacro di civili innocenti -donne, vecchi e bambini-, l'uso sistematico della corruzione, i brogli nei plebisciti per l'annessione, l'uso della malavita organizzata in Sicilia e a Napoli. E ancora, e soprattutto, che l'Italia unita fu il frutto di un progetto geopolitico di una potenza straniera, l'Inghilterra, che aveva bisogno di una sua "colonia" nel Mediterraneo in vista dello scavo del Canale di Suez, che avrebbe aperto una via nuova e più veloce per i traffici con i suoi possedimenti in Oriente. Per questo gli inglesi crearono e finanziarono il "mito" di Garibaldi attraverso la massoneria, la diplomazia, l'intelligence e i loro apparati di propaganda e informazione. Nessuno ci ha mai detto che gran parte delle patologie che affliggono oggi l'Italia hanno una radice proprio nel suo dna, nel modo in cui venne realizzata l'unità.

Dunque, per paradosso, se ne dovrebbe trarre la conclusione che forse era meglio non farla, l'Italia?
Non ho detto questo. Ho detto che forse L'Italia poteva nascere in un altro modo e crescere meglio. Comunque avevamo il diritto di sapere per metabolizzare i traumi della nostra storia. Io credo nel mito unitario. Detesto invece la retorica che lo ha ingessato e oggi rischia di ucciderlo. Le ferite della nostra storia, di tutte le epoche, sono state coperte in malo modo. non si sono mai chiuse davvero, anzi si sono infettate e l'Italia oggi rischia di morire di setticemia. Dobbiamo riaprirle, quelle ferite, pulirle bene, disinfettarle, curarle e ricucirle, se vogliamo arrivare a festeggiare i nostri 200 anni.
Fonte cadoinpiedi.it

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