“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

domenica 26 febbraio 2012

Verona, Lega e Pdl respingono il documento “anti-infiltrazioni” sulle opere pubbliche 

Motorcity, centri commerciali e logistici. Nei prossimi anni la città scaligera inaugurerà molte nuove strutture. Eppure la maggioranza boccia una mozione del Pd che chiede di assoggettare i cantieri a rigorosi controlli antimafia. "Non serve"...
Niente mozione antimafia alla Provincia di Verona: semplicemente “non serve”. La Lega Nord e il Popolo della Libertà hanno infatti bocciato martedì scorso il documento “anti-infiltrazioni” presentato da Diego Zardini, capogruppo del Partito democratico in Consiglio provinciale. La mozione, votata in modo compatto da Italia dei Valori, Udc e Sel-Fds, chiedeva di inserire alcune grosse opere pubbliche in cantiere tra quelle regolate dalla legge Obiettivo e quindi renderle soggette ai rigorosi controlli antimafia. Una richiesta quasi “scontata” se si pensa che nei prossimi anni verranno realizzati in provincia di Verona opere imponenti come il gigantesco Motor City, tra Trevenzuolo e Vigasio, centri commerciali (sempre a Vigasio), grossi impianti di logistica e agroalimentari, collegamenti stradali e autostradali e addirittura un ippodromo in zona Verona Sud; tutti lavori che, inevitabilmente, attireranno gli appetiti delle mafie, anche in virtù dei blandi controlli previsti per questo genere di lavori.

Bisogna ricordare che solo nel 2009 l’ecocentro di Garda fu realizzato dal Consorzio Primavera, gruppo di aziende emiliane gestite da calabresi con problemi giudiziari e parentele ingombranti, che l’anno dopo fu escluso dagli appalti pubblici per infiltrazioni mafiose e perse la certificazione antimafia: il clan in questione era il Grande Aracri di Cutro. La mozione di Zardini, inoltre, era tutt’altro che allarmista o polemica: “Attesa la delicatezza del fenomeno, proponiamo al prefetto di Verona di costituire un tavolo di valutazione anche per le grandi opere a carattere locale che non rientrano nella legge Obiettivo, ma che sono ugualmente “pericolose” per gli importi che necessitano, in modo da seguire tutte le procedure previste e attuare stringenti forme di controllo attraverso le forze di polizia e/o altri enti ispettivi. Nei prossimi anni – si legge ancora nella mozione – saranno investiti miliardi di euro in tante opere faraoniche, alcune delle quali assolutamente inutili e dannose per il nostro territorio. Questo enorme volume di denaro potrebbe attirare l’interesse della criminalità organizzata che ha necessità di riciclare i capitali illeciti e potrebbe inquinare l’economia legale”. Ma tutta questa attenzione, per la Lega Nord in particolare, è eccessiva, tanto che, prima del voto, l’assessore provinciale alla Sicurezza, Giovanni Codognola, leghista doc, si è espresso per l’inutilità della mozione, sostenendo che i controlli esistenti sono già più che sufficienti e che, addirittura, la richiesta di farne degli altri potrebbe apparire come un gesto di sfiducia nei confronti delle forze dell’ordine. Interpretazione quantomeno “singolare”.

Dunque, alla conta dei voti, la mozione è stata affossata. Il che potrebbe suonare come un invito a chi ha intenzione di riciclare i propri soldi sporchi. Zardini, raggiunto a telefono, non nascone la delusione e lo sconcerto per la votazione: “Che dire, come Pd siamo molto scandalizzati dalla decisione della maggioranza di non appoggiare una proposta di semplice buon senso. Volevamo dare maggiori strumenti alle forze dell’ordine per difendere la nostra imprenditoria, il nostro sistema economico e ci hanno risposto che la mozione è indice di scarsa fiducia nelle forze dell’ordine”. Zardini poi teme per il messaggio lanciato dalla Provincia: “Lo riteniamo un pessimo messaggio per le mafie. C’è stata scarsa sensibilità e arroganza da parte di Lega e Pdl, che continuano a ritenere Verona e provincia immuni dalle infiltrazioni come se avessero un dna diverso dal resto d’Italia. Questo, purtroppo, è falso”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

martedì 21 febbraio 2012

l silenzio imbarazzato della "regina" straniera Sonia Maino Gandhi

Nata 65 anni fa in Provincia di Vicenza....
 
NEW DELHI Nessuno l'ha chiamata in causa nella storia della nave italiana "Enrica Lexie" e dei due marò fermati, evocando in questi giorni il suo nome ed il suo ruolo di potente presidentessa del Partito del Congresso. E lei stessa si è guardata bene in questi giorni dall'aprire bocca sul contenzioso diplomatico che ne è seguito.
Ma è certo che ogni volta che si produce un contrasto politico nazionale o una crisi che vede implicata l'Italia, «lo spettro» dell'origine straniera di Sonia Maino Gandhi (nata 65 anni fa in provincia di Vicenza) torna ad aleggiare.
Solo online qualche avventuroso blogger di tendenze nazionalistiche ha evocato questa volta il suo nome, ricordando uno dei più famosi casi di corruzione che hanno colpito l'India nei decenni scorsi e che ha coinvolto un mediatore italiano, Ottavio Quattrocchi, conosciuto per la sua vicinanza alla famiglia Gandhi.
Si trattò di una tangente di milioni di dollari riscossa nel 1987 da Quattrocchi per la fornitura di cannoni della svedese Bofors all'esercito indiano; e da quel momento la giovane sposa del premier Rajiv Gandhi, Sonia Maino, comprese quanto fosse "pesante" per lei in India la sua origine italiana, nonostante il 27 aprile 1983 avesse restituito il passaporto, adottando la nazionalità indiana.
Nel 2004 l'argomento fu rilanciato con forza dall'Alleanza democratica nazionale (Nda, centro-destra) ma senza fortuna, perchè il Congresso vinse le elezioni, anche se Sonia decise di rinunciare alla sua naturale candidatura a premier, preferendo lasciare spazio a Manmohan Singh.
A riprova della sua popolarità, due anni dopo fu confermata in Parlamento con un margine di 400.000 voti e condusse il partito del Congresso ad una vittoria senza discussioni nelle legislative del 2009.
Ma certo, sostiene qualche analista a New Delhi, è evidente che uno scontro diplomatico e politico di grandi proporzioni come quello in corso per l'uccisione dei due pescatori, presumibilmente da parte di due fucilieri della Marina italiana, riduce decisamente i margini di conciliazione che il governo del Congresso può mostrare.
Per cui, l'esistenza di questo "fattore Italia" aggiunto, rappresentato dalla presenza di Sonia ai vertici del potere, obbliga i ministri indiani a posizioni più rigorose per non fornire all'opposizione argomenti troppo facili in caso di "concessioni" alle argomentazioni italiane.
Un nodo ulteriore in una vicenda già molto difficile da sbrogliare.(g.i.)
Fonte: Gazzetta del Sud - online

domenica 19 febbraio 2012

IL FIGLIO DELLA LUPA....

TOSI, L’ESTREMA DESTRA E IL BACIAMANO A BRANCHER

di LEONARDO FACCO

Probabilmente, la sentenza definitiva che ha condannato Umberto Bossi per aver detto – a Bergamo, rivolgendosi a Fini, sul finire degli Anni Novanta – “andremo a prendere i fascisti casa per casa” dovrebbe essere cassata. Perché Bossi i fascisti li è andati a prendere per davvero e vi ha riempito il partito.

I nomi sono molti, ma vogliamo centrare la nostra attenzione su Flavio Tosi, sindaco di Verona, “star scomoda” del Carroccio veneto e ricandidato alla poltrona di primo cittadino. Ieri, Tosi ha partecipato ad un convegno di Fiamma Futura, al quale era presente anche l’italianissimo Storace. Del resto, sul Tosi “fascista” anche gli strali di Umberto Bossi si sono fatti sentire. E’ accaduto durante il movimentato congresso provinciale di Varese, quando il capo leghista accostò il borgomastro veronese all’ingresso di troppi fascistelli in Lega.

Nel video, riportiamo un’intervista al giornalista Matteo Incerti (collaboratore de “Il Fatto quotidiano” e di “Radio Bruno”), proprio sui legami fra Tosi e certi ambienti di destra.

Inoltre, a seguire, alcune foto emblematiche, tratte da un’inchiesta dello stesso Incerti.

GALLERIA FOTOGRAFICA INEDITA SUI RAPPORTI POLITICI FRA TOSI E L’ESTREMA DESTRA

Fonte: L'indipendenza.com