“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

sabato 29 marzo 2014

CONTINUANO LE FALSITA’ SUL POPOLO MERIDIONALE

Oggi 28/3/2014, leggendo su Repubblica l’articolo “L’ultima polemicasu Lombroso, minacce alla studiosa che lo difende”, scritto da un giornalista che, a mio sommesso avviso, farebbe meglio a documentarsi prima di scrivere, ho capito che continuano le falsità sul popolo meridionale.

    Come si fa a negare la realtà e dire che “esponenti di quei movimenti neo-borbonici e antiunitari che da tempo, mediante un sostanziale stravolgimento e una manipolazione della storia d’Italia e del Risorgimento, impazzano sul web, attaccando e insultando chiunque non la pensi come loro”?
   Le nostre contestazioni, come Partito del Sud, sono state e sempre saranno improntate al rispetto ed alla civiltà. Anzi prendiamo fermamente le distanze da tutti coloro che eventualmente abbiano proferito insulti o minacce all’indirizzo della Dott.ssa Milicia alla quale facciamo pervenire, pur nella diversità delle idee, la nostra più sentita solidarietà umana. Tuttavia ci corre l’obbligo di sottolineare quanto segue.
  Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato pre-unitario più prospero, dove l'emigrazione era sconosciuta e la cui popolazione non aveva alcun desiderio di unirsi alla restante parte della penisola. La sua posizione strategica al centro del Mediterraneo e la sua politica di fiera indipendenza, cozzavano con gli interessi delle grandi potenze europee e dei Savoia.

    Prima dell’annessione forzata, il Regno delle Due Sicilie aveva una riserva aurea di ben 443,2 in milioni di lire (Giuseppe Ressa e Alfonso Grasso, Il Sud e l'Unità d'Italia; dati ricavato da: Francesco Saverio Nitti, Scienze delle Finanze) contro gli 8,1 milioni di lire della Lombardia ed i 27,00 del Piemonte. Quindi, il Regno delle Due Sicilie aveva quasi due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola uniti assieme.
    Dai dati ufficiali del primo censimento del Regno d’Italia del 1861 si evince che:                     
- La regione con la più alta percentuale di popolazione attiva occupata nell’industria era la Calabria (28,8%) seguita dalla Campania (23,2%) e dalla Sicilia (23,1%).
- La più alta percentuale di occupati nell’agricoltura era in Valle d’Aosta (90%), seguiva il Friuli Venezia Giulia (81,8%) e in fine Piemonte e Umbria (81,1%).
    Nel 1859 il Regno di Napoli aveva un debito pubblico (Giacomo Savarese 1862) di 411.475.000 milioni contro i 1.121.430.000 milioni del Piemonte (59,03 debito pro-capite nel Regno di Napoli contro i 261,86 del Piemonte).

  Fino al 1860 l’emigrazione riguardava: Veneto (17,90 %), Friuli-Venezia Giulia (16,1%) e Piemonte (13,50%), mentre era quasi sconosciuta al Sud.
  Nessuno ha mai detto che Giuseppe Villella di Motta S. Lucia sia stato un eroe; tutti invece pensiamo che sia stato uno dei tanti martiri del Risorgimento.
  Infatti, il “presunto brigante” Giuseppe Villella, nacque a Motta S. Lucia nel 1795, secondo quanto scrisse Cesare Lombroso nella relativa autopsia del 16 agosto 1864, riportata integralmente dal direttore del Museo Universitario Silvano Montaldo nel suo libro, scritto insieme a Paolo Tappero (pag. 5). Ebbene, consultando gli archivi dei processi, dal 1816 al 1862, svolti dalla Gran Corte Criminale di Catanzaro e da quella di Cosenza nonché i processi dei Tribunali di Nicastro e di Cosenza del 1863 e 1864, si può affermare con assoluta certezza che, il Giuseppe Villella in oggetto, non fu un brigante ma un uomo totalmente estraneo a fatti malavitosi.

  E’ pure vero che un Giuseppe Villella, di Pietro, di Motta S. Lucia nato intorno al 1804, fu coinvolto in un solo processo nel 1844, per un reato talmente lieve da essere condannato solo alla relegazione “….per avere assistito e facilitato Carmine Ajello, la notte del 29 luglio 1843, ad un furto, inferiore a trenta carlini, ai danni di Nicola Gigliotti suo compaesano….”
   Giuseppe Villella di Pietro, però, morì all'Ospedale S. Matteo di Pavia il 15 Novembre del 1864, in una data e per una malattia diversa da quella indicata dall’antropologo.

Voglio sottolineare, da ultimo, che la storia scritta dai vincitori non ci interessa e non ci convince più. Vogliamo la verità storica sul risorgimento. Vogliamo che i nostri giovani sappiano che si è trattato di un massacro con annessa rapina. Pontelandolfo e Casalduni, le altre stragi, le fucilazioni e gli stupri ai danni di meridionali civili inermi non sono più nascosti. Uno stato civile e progredito come l’Italia non può più nascondere la verità dietro gli scritti di “pennivendoli salariati”, anzi, per dirla con Antonio Gramsci: “Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti”.

Francesco Antonio Cefalì (Coordinatore Sezione Michelina De Cesare Partito del Sud Lamezia Terme)
Franco Gallo (Coordinatore Provinciale Partito del Sud Catanzaro)



lunedì 17 marzo 2014

17 Marzo, noi non festeggiamo. Lettera aperta di Antonio Ciano al Presidente della Repubblica.

Sig. Presidente della repubblica.

17 marzo, noi non festeggiamo

I Savoia, ancora oggi, sono considerati come i re che fecero l’Italia. Una vera bestemmia, un sacrilegio, una bufala che hanno voluto farci digerire gli storici di regime e governanti cresciuti nella retorica risorgimentale. Noi che non siamo di regime contestiamo fortemente quelle affermazioni. Per Noi Meridionali i Savoia furono degli assassini, dei veri colonizzatori, gli sterminatori ed i massacratori del Sud, e non solo. L’Italia poteva e doveva essere fatta confederando i sette Stati, ma Lord Palmerston non aveva interessi a che la penisola si unificasse democraticamente perché il Regno delle Due Sicilie, allora ricco ed industrializzato avrebbe sicuramente condotto a sé gli staterelli come satelliti che ruotano intorno al corpo più grande. Lord Parlmerston, Primo ministro inglese, seguendo le direttive di Albert Pike, mise a disposizione del Conte di Cavour, armi, uomini, denari e mezzi per dare ai massoni Savoia il predominio di tutto il territorio che un tempo fu magnogreco e dei romani per innestarvi il liberismo economico che separa le classi e le contrappone. In Italia non c’è liberismo economico, lo sanno tutti, vi è una casta padana che domina l’economia e la controlla. In Italia vi è un solo proprietario di fabbriche d’automobili, un solo proprietario di reti televisive, un monopolista della gomma sintetica, un altro per la gomma da masticare e così via. I monopoli capitalistici sono soltanto padani facendoli passare per italiani. Noi vogliamo costruire una imprenditoria meridionale, fondata sulla concorrenza vera e non artificiale, vogliamo una economia che affondi nelle nostre radici culturali e storiche, vogliamo una imprenditoria dai valori umani imprescindibili da quelli cattolici e laici che affondano nella cultura della Magna Grecia. La Rivoluzione Meridionale sarà modello di vita per i prossimi anni, questo cammino sarà duro, irto di difficoltà, ma un giorno si compirà.
Il 2 giugno del 1946 l’Italia è stata restituita a se stessa, un plebiscito vero ha cancellato per sempre la monarchia sabauda.
Vittorio Emanuele II invase il Sud senza dichiarazione di guerra, mietendo vittime a centinaia di migliaia: fucilazioni, paesi messi sotto assedio, distrutti, calpestati, rasi al suolo; torturati a morte i religiosi, preti e monaci incarcerati, fucilati a centinaia, i conventi spogliati e saccheggiati, i vescovi perseguitati, vigliaccamente malmenati ed imprigionati; le banche saccheggiate, le proprietà demaniali svendute ai massoni. Il re di Sardegna è da considerare tra i più grandi criminali di guerra che abbiano mai calpestato il suolo italiano, e con lui tutta la casta militare e politica alle sue dipendenze. Il nucleo risorgimentale piemontese accentrò tutto nelle mani dei liberal-massoni, questi non hanno patria, il loro dio è il profitto e la loro legge è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Molti, ancora oggi si affannano a riverire e ad incensare quegli assassini. Quella non è la nostra Italia;... volere che quella sia la vera Italia sarebbe il medesimo che giudicare della bontà di un vino dalla sua feccia, ovveramente del decoro di un palagio dalle sue latrine ( La Civiltà Cattolica, Vol.VIII, Serie IV, 1860, pag.404)
Seguì al despota suo figlio Umberto I, spiccatamente autoritario, nemico del popolo operaio e contadino, ciò è nel DNA della sua razza; nel 1898 fece sparare sulla folla affamata, i morti furono centinaia, Bava Beccaris fu l’esecutore di quella infamia, il mandante proprio lui, il re. A farne le spese furono ancora operai e contadini cattolici e socialisti. Il 29 luglio del 1900 l’anarchico Gaetano Bresci mise fine alla vita del monarca sabaudo ammazzandolo a Monza per vendicare i morti di Milano. Vittorio Emanuele III sostituì il padre e mai rinunciò al suo autoritarismo:”...sarà infatti il re demiurgo del colpo di Stato che, contro la volontà della maggioranza parlamentare, getta il Paese nella Grande Guerra, costata nei tre anni successivi 700.mila morti, altrettanti mutilati ed invalidi, un milione di feriti( su una popolazione che contava 36 milioni di abitanti)...nel 1922 l’Italia è tormentata dallo squadrismo fascista; minoranza violenta, il movimento guidato da Benito Mussolini ha però l’appoggio di gruppi che contano: le gerarchie militari( con alla testa Armando Diaz, l’artefice di Vittorio Veneto),gli agrari padani, parte dell’industria, la massoneria, parte significativa della magistratura e dell’alta burocrazia. Forze che tranquillizzano il sovrano, timoroso delle masse popolari. Perfettamente consapevole delle intenzioni del fascismo, nella notte tra il 27 ed il 28 ottobre 1922, mentre le squadre d’azione convergono su Roma senza che l’apparato dello Stato muova un dito per fermarle, Vittorio Emanuele prende tempo e rifiuta di firmare il decreto di stato d’assedio sottopostogli dal capo del governo Luigi Facta. Il 30 il re affida a Mussolini l’incarico di formare il governo. Da allora, fino al 25 luglio 1943 il sodalizio tra il Savoia e il capo del fascismo non si sarebbe più infranto..”( Brunello Mantelli, Dossier, l’Unità, 2 giugno 2001, pag VII)
Ma come erano magnanimi questi Savoia! Immaginiamo re pippetto nella sua stanza, pensoso ed assorto, con gli stivali neri come la sua anima, andare avanti e indietro nervoso, con la mano al mento, forse aveva nella mente le gesta di Bava Beccaris, forse pensava alle gesta del nonno Vittorio Emanuele II quando scese al Sud per sterminare il popolo meridionale con i suoi bersaglieri; immaginiamo il re pensoso, preoccupato: ma come, quella canaglia del popolo avrebbe potuto prendere il potere? Non sia mai! Il potere da sempre, con Casa Savoia era dei più forti, il Governo della cosa pubblica doveva appartenere alla casta danarosa e liberale, meglio usare un popolano come Mussolini e conservare alla Corona tutti i diritti conseguiti dai suoi avi con gli inganni e le infamie. Nel 1938, re pippetto firma le leggi antisemite, forse pensava di imitare suo nonno Vittorio Emanuele II quando nel 1863 firmò la Legge Pica che legalizzò i crimini di Stato e quelli di guerra.

700 mila soldati allo sbando
...una volta gettata l’Italia nella fornace della Seconda guerra mondiale, il re - che aveva avallato senza dare segni di incertezza l’Asse ed il Patto d’Acciaio con la Germania nazista- comincia a manifestare segni di inquietudine solo all’inizio del 1943, nell’imminenza dello sbarco alleato, quando ormai la sconfitta dell’Italia. In cima ai suoi pensieri non è però il Paese, quanto la sopravvivenza sua personale e quella della dinastia. Vittorio Emanuele inizia a tessere le fila di più congiure: appoggia la fronda fascista guidata da Dino Grandi e sonda la disponibilità delle forze armate. Il piano scatta il 25 luglio. Mussolini è arrestato, al suo posto si insedia Pietro Badoglio( uno dei militari più compromessi con il regime). Ma le alleanze non sono rovesciate,<<la guerra continua>>, le leggi razziste del 1938 non sono revocate, gli antifascisti rimangono al confino. Il sovrano accarezza l’idea di <<un fascismo senza Mussolini>>, e al tempo stesso programma la fuga in caso di colpo di mano dei tedeschi. Sull’Italia si susseguono i bombardamenti; nove divisioni della Wehrmacht affluiscono a sud delle Alpi.l’8 settembre del 1943 gli Alleati, imbarazzati e diffidenti di fronte alle manovre dilatorie di Vittorio Emanuele III e di Badoglio, danno notizia che l’Italia ha firmato l’armistizio. Nella notte, mentre le truppe tedesche disarmano i soldati del Regio esercito, lasciati senza ordini( oltre 700.000 finiranno prigionieri in Germania) il re, la regina, i capi militari abbandonano la capitale e fuggono verso Brindisi.
( Brunello Mantelli, l’Unità, Dossier, pag VII, 2 giugno
2001)
Il Plebiscito del 2 giugno 1946 ha vendicato i morti contadini ed operai nelle varie repressioni a favore del capitalismo liberista ( cattolici, socialisti, papalini, borbonici, comunisti uccisi dai vari Fumel, Della Rocca, Cialdini, Pinelli, Quintini, Bixio, Garibaldi, Lamarmora, Bava Beccaris, Roatta, Badoglio, ecc ecc.); quelli dei fasci siciliani; quelli di Milano, quelli della tassa sul macinato; quelli procurati dalle cannonate su Palermo nel 1866; quelli delle guerre coloniali; quelli della prima guerra mondiale; quelli della seconda guerra mondiale. I piemontesi savoiardi furono degli assassini spietati, senza dichiarazione di guerra invasero il Sud, rasero al suolo 54 paesi, incendiarono villaggi, desertificarono le campagne bruciando i raccolti per anni, scannarono armenti e bambini allo stesso modo, impiccarono a migliaia i contadini, le loro donne stuprate, i loro figli incarcerati per anni. Nino Bixio da solo eseguì 700 fucilazioni di contadini ed operai con l’assenso dei Savoia. In Italia vi furono eccidi tremendi, stragi disumane, incivili, truculenti. Quegli assassini dei fratelli d’Italia cominciarono a Genova nel 1849 ove il generale Lamarmora soffocò nel sangue il rigurgitare repubblicano dei genovesi memori e fieri di essere figli della repubblica marinara e rimaniamo delusi quando vediamo il presidente Ciampi andare in quel di Torino a ossequiare coloro che ordinarono quelle nefandezze contro i veri democratici ed i veri italiani. Genova fu messa a sacco e fuoco, la violenza dei bersaglieri i liguri se la ricordano ancora. Poi il garibaldino Bixio, su ordine del suo generale pirata si vendicò contro i siciliani a Bronte, a Recalbuto, a Linguaglossa e in tutta la fascia etnea.Gaeta, simbolo del Sud martirizzato fu rasa al suolo da Cialdini su ordine di Cavour: 160 mila bombe distrussero completamente la città tirrenica, i morti tra militari e civili furono oltre duemila e altrettanti furono fucilati subito dopo la presa della fortezza colpevoli solo d’averla difesa dai barbari invasori.La fedelissima aspetta ancora i danni di quell’assedio, oggigiorno ammontano a diversi miliardi tra interessi e more, la città li vuole, aspettiamo risposta da questo Stato repubblicano, ci devono solo dire chi pagherà, responsabile fu proprio il Vittorione comandante supremo di quella truppaglia infame.
Gli eccidi si susseguirono senza soluzione di continuità: Gaeta, Pontelandolfo, Casalduni, Scurcola, Vieste, Sant’Eramo in Colle, Gioia del Colle, Pizzoli, Bauco, Nola, Somma Vesuviana, Teramo, Isernia, Venosa, Montecillone, Montefalcione, San Vittorino e cento altre città. Non vi fu villaggio ove le orde savoiarde non fecero danni. La Basilicata fu per anni bruciata, la Calabria fu messa sotto torchio dal colonnello Milon e dal generale Sacchi.
Non riusciamo a capire perché il presidente della repubblica vada a incensare i Savoia, perché vada a rendere omaggio a Cavour, a Garibaldi e a tutti quei personaggi che saccheggiarono il Sud e stuprarono le sue genti. I Savoia furono feroci persecutori, non ebbero pietà di Passannante, repubblicano ed anarchico, non ebbero pietà di Pietro Barsanti fucilato per le sue idee democratiche e antimonarchiche.Non ebbero pietà di Gramsci, incarcerato per le sue idee. Noi siamo italiani Sig. Presidente, siamo repubblicani e aspettiamo le sue scuse. Il Sud aspetta le scuse di un Presidente della Repubblica. Venga a Gaeta, sia super partes, il Risorgimento piemontese e savoiardo non ci appartiene. Per Noi meridionali l’Italia è nata il 2 giugno del 1946 e in quel giorno è nato il patto tra Nord e Sud, tra il Nord della Resistenza al fascismo e ai Savoia e il Sud che aveva resistito 83 anni prima a quella barbarie. Non possiamo santificare chi ha commesso eccidi nefandi, chi ha derubato il Sud, chi lo ha massacrato, chi ha commesso crimini contro l’umanità. È contro la storia, è contro il buon senso.
Sig. Presidente, ricordiamo quelle stragi, quegli eccidi, ricordiamo i crimini commessi in nome e per conto dei Savoia. Il Sud che lavora si sente offeso quando gli si vuole imporre eroi di cartone. Il Sud ricorda. I nazisti impararono dai savoiardi: i lager, le fosse Ardeatine, gli eccidi di Reder e Kapler erano solo fotocopie di quelli perpetrati nel Sud dai felloni sabaudi.

Sig. Presidente, in nome e per conto degli interessi di Gaeta e dei comuni dell'ex Regno delle Due Sicilie il Partito del Sud chiede:
1) il sequestro dei diamanti e delle collane ( che ammonterebbero a circa 1.500 milioni di euro) attualmente conservati nei forzieri della Banca d'Italia in quanto il sig. Vittorio Savoia, che li pretende, essendo erede di quel Vittorio Emanuele II,Re di Sardegna e quindi capo dell'esercito piemontese che ha raso al suolo la mia città nel 1860-61, dovrebbe pagare i danni a Gaeta e alle altre città del Sud incendiate e massacrate senza dichiarazione di guerra. Gli eredi, se prendono le eredità devono pagare anche i debiti dei loro avi, e la stessa cosa vale per il signore in questione che ha chiesto 260 milioni alla nostra repubblica per il dorato esilio.
2) che questo Stato repubblicano deferisca alla Corte Internazionale dell'Aja i Savoia ( in quanto eredi diretti dei Re di Sardegna e d'Italia , di quel Regno cancellato dalla lotta partigiana e dalla storia) per un risarcimento equo dei danni provocati dall'assedio del 1860-61 ( danni chiesti dalla nostra città al governo piemontese e riconosciuti persino dalla Corona, e mai pagati e che ammontavano a 2,047,000 milioni di lire del 1861). Tutta la documentazione relativa a tali richieste è conservata nell'archivio storico di Gaeta, che si allega alla presente, oltre la relazione del Dottissimo Avv. Pasquale Troncone, delegato dal comune di Gaeta a relazionare su una possibile denuncia.
3) inoltre il Partito del Sud chiede il deferimento alla Corte Internazionale dell'Aja di Casa Savoia, del conte Camillo Benso di Cavour, di tale Giuseppe Garibaldi, avventuriero, negriero, massone;del generale Cialdini, del generale Pinelli, Enrico Cosenz, del col. Eleonoro Negri, del Cap. Gaetano Negri, del Gen Quntini,del generale Della Rocca ecc ecc. per crimini di guerra, per crimini contro l'umanità, per genocidio essendo tali reati inestinguibili nel tempo, per aver barbaramente invaso il Regno delle Due Sicilie senza dichiarazione di guerra e per aver massacrato un milione di contadini e fatto emigrare 30 milioni di Meridionali.
4) Il Partito del Sud chiede alla nostra amata repubblica, che ha eredidato dal regno perdente leggi regie, di cancellarle definitivamente dai codici civili e penali, oltre a ridare alle città i beni demaniali requisiti e alla Chiesa i Beni ecclesiastici che la legge Rattazzi ha incorporato ad uno Stato illegittimo. In quattro anni, dal 1861 al 1864, furono espropriati ben 398 conventi, con tutti i loro beni mobili ed immobili, centinaia di ettari di terreno coltivato dai contadini e regalati a liberalucci del tempo.
Sig.Presidente,
chi Le scrive ha trascorso la sua vita in una sezione del Partito comunista di Gaeta. Antonio Gramsci era originario della mia città, che diede i natali al padre Francesco il 6 marzo del 1860, nato dalla signora Teresa Gonzalez e da Don Gennaro Gramsci, allora Capitano delle Gendarmeria borbonica dentro la fortezza .Gramsci ha sempre criticato il Risorgimento, fonte dei guai del Sud; ha sempre criticato i blocchi storici che ne determinarono la povertà; ha sempre criticato i Savoia, tanto che parlando della Questione Romana ha scritto che:" Porta Pia non fu che un meschino episodio, militarmente e politicamente. Militarmente non fu che una grottesca scaramuccia. Fu veramente degna delle tradizioni militari italiane. Porta Pia rassomiglia - in piccolo- a Vittorio Veneto. Porta Pia fu la piccola , facile vittoria dell’aggressore enormemente superiore all’avversario inerme, come Vittorio Veneto fu facile vittoria contro un avversario che - militarmente- non esisteva più. Politicamente Porta Pia fu semplicemente l’ultimo episodio della costruzione violenta ed artificiale del Regno d’Italia. Tutto il resto è chincaglieria retorica. Le belle frasi Terza Roma sono completamente vuote di senso.
Roma è città imperiale e città papale: in ciò sta la sua grandezza universale. La "Terza Roma" non è che una sporca città di provincia, un sordido nido di travetti, di albergatori, di bagascie e di parassiti. Mentre le due fasi della storia di Roma, l’imperiale e la papale, hanno lasciato traccia immortale, la breve parentesi dell’occupazione sabauda lascia, unica traccia di sé, il Palazzo di Giustizia, statue di gesso e grottesche imitazioni decorative: nato tra lo scandalo dei fornitori ladri e dei deputati patrioti corrotti, esso è degno di albergare la decadenza giuridica della società contemporanea. Per questo la questione romana non è risolta. Non potevano risolverla le cannonate del re di Savoia. La violenza militarista non può risolvere i problemi internazionali. E la questione romana è un problema internazionale..."( L’Ordine Nuovo, Rassegna Settimanale di Cultura Socialista, 2 Ottobre 1920).
Sig. Presidente,
nelle sezioni del partito comunista abbiamo imparato che l’Italia repubblicana è nata il 2 giugno del 1946. Nelle sezioni del partito comunista abbiamo appreso che morirono ben 87 mila partigiani per abbattere la dittatura fascista e casa Savoia; nelle sezioni comuniste abbiamo appreso che i repubblicani uccisi dalla monarchia Sabauda furono migliaia, a cominciare dal 1849, quando, Vittorio Emanuele II mandò a Genova il Generale La Marmora con 30 mila bersaglieri a massacrare ben 700 genovesi repubblicani; volevano solo l’antica repubblica di Genova,si ribellarono alla protervia dei Savoia e alle leggi centraliste piemontesi che impedivano i liberi commerci che i mercanti del capoluogo ligure erano soliti praticare.
Sig. Presidente,
a scuola abbiamo studiato la Rivoluzione francese. Ci è stato insegnato che ha portato alla Francia "Egalitè e fraternitè" e che i francesi abbatterono la monarchia che regnava, ai cui re mozzarono la testa. Nessuno in Francia festeggia Luigi XVI° e Maria Antonietta, né vi sono strade e piazze a loro intitolate. La Francia era stata unita dalle monarchie precedenti. Il 14 luglio, il giorno della presa della Bastiglia, è festa nazionale,si festeggia la repubblica. Perché in Italia si vuole osannare la monarchia che ha prodotto nel Sud stragi, infamie, genocidi ed una emigrazione biblica che nemmeno gli ebrei hanno subito?
L’Italia fu unita dai romani, cosa che gli storici poco accorti hanno dimenticato, e che nel 1860 vi erano sei staterelli e un grande Stato: il Regno delle Due Sicilie, allora ricco e prospero. Oggi siamo 20 staterelli, 20 regioni, e quelle dell’ex Reame ridotte a territori sottosviluppati, da terzo mondo.Il regno sabaudo, nel 1861 ha affamato il Sud, lo ha massacrato inviandovi ben 150 mila soldati per estirpare la resistenza dei contadini chiamati briganti, per estirpare le liberalizzazioni borboniche, per estirpare l’uguaglianza e la legalità che in quei territori vigevano. I massacri furono tanti,le stragi, gli eccidi innumerevoli. Il primo eccidio avvenne a Bronte in Sicilia dove Nino Bixio, su ordine di Garibaldi inscenò un processo farsa per fucilare coloro i quali stavano mettendo in pratica un decreto del nizzardo; fucilò i contadini che stavano occupando le terre. Il loro torto fu uno solo, le terre erano quelle della Ducea di Nelson, terre private, di proprietà degli inglesi che avevano finanziato la spedizione dei mille con tre milioni di piastre turche, ossia centinaia di milioni di euro di oggi.Un mercenario, il Garibaldi, al soldo degli inglesi e del massone monarchico Cavour,che fucila i siciliani,fatto osannare dai massoni come eroe e come socialista. Garibaldi era solo un pirata e un mercenario, nonché schiavista, tanto che da capitano della "Carmen" trasportava schiavi cinesi da Canton in Cina e Callao in Perù.
Sig. Presidente,
nelle sezioni del nostro partito ci insegnarono che il Risorgimento piemontese è stato il male assoluto, e Gramsci lo sapeva. Il Risorgimento è filosofia liberaleggiante e tra liberismo piemontese e liberalizzazioni vigenti nel Regno di Napoli nel 1700-1800, il sud ha sempre preferito le seconde, tanto che sotto i Borbone il popolo godeva di una ricchezza e di una prosperità assoluta. Nel 1856 il regno delle Due Sicilie, a Parigi, venne classificato tra i più ricchi al mondo. Oggi siamo un popolo colonizzato nella sua economia, nella sua indole. Ma qualcosa si sta muovendo.I mass Media ci parlano di Economia Italiana, ma tutti sanno che non è così, è solo una parte d’Italia a produrre, l’altra a consumare. L’economia italiana in realtà non esiste, è solo Tosco-Padana. Il centro sinistra difende gli interessi economici della Toscana, dell’Emilia Romagna, delle Marche e dell’Umbria: le varie Coop, Conad, Unipol, Monte dei Paschi e affini, mentre il centro destra difende interessi padani come altri supermercati alimentari ( Panorama, Outlet, Standa, Upim, Rinascente ecc ecc.), compagnie telefoniche, compagnie assicuratrici,finanziarie,industriali, e soprattutto Mediatiche e bancarie. Il glorioso Banco di Napoli è finito nelle mani dei torinesi del San Paolo e il Banco di Sicilia nelle mani dell'Unicredit di Milano. Al sud non sono rimaste nemmeno le bancarelle, ormai nelle mani dei cinesi e degli extracomunitari. La colonizzazione economica ha preso corpo.“
Sig. Presidente,
i Savoia si macchiarono di infamie nel sud della penisola, nel nord e nel mondo intero, e non riusciamo a capacitarci perché, molti reparti militari, portino ancora il loro nome. L’altro giorno ho assistito ad una parata di bersaglieri, la fanfara si chiama " Brigata Garibaldi" incredibile ma vero, ma non furono i bersaglieri del Gen. Pallavicino a ferire la gamba di Garibaldi sulle montagne dell’Aspromonte? In 12 anni i Savoia massacrarono un milione di contadini, incendiarono città e villaggi, li misero a ferro e fuoco, in nome di una Italia che non ci appartiene. La Germania si confederò senza versare una goccia di sangue. Significa che quella non fu unione ma invasione barbarica. Da città come Gaeta,Gioia del Colle, Bronte, Pontelandolfo, Casalduni, Ariano Irpino, Vieste, Montecillone, Scurcola Marsicana, Nola, Somma Vesuviana, Castellammare di Stabia e altre cento, sgorga ancora sangue dalle strade e dalle piazze. A Genova, nel 1849, il gen. La Marmora massacrò settecento genovesi che inneggiavano alal repubblica, e non vedo perché dovremmo festeggiare quei criminali che non ebbero pietà alcuna degli italiani tutti. Nel 1864 a Torino vi furono 500 morti, erano cittadini che difendevano il nome della loro capitale che doveva essere trasferita a Firenze. Nel 1866 i Savoia massacrarono oltre settemila palermitani nella guerra detta del "sette e mezzo", buttarono bombe sul capoluogo siciliano senza pietà, e nel 1893 vi fu mattanza dei fasci siciliani, contadini socialisti e cattolici che volevano solo le terre promesse.Nel 1898 il gen Bava Beccaris massacrò oltre trecento operai a Milano, stavano solo chiedendo pane e lavoro.Il mandante fu propril il re Umberto I. Nella prima guerra mondiale morirono oltre 700 mila italiani, del nord e del sud; nella seconda guerra mondiale morirono oltre 50 milioni di europei, e milioni di italiani, sia civili che militari.
Sig. Presidente, festeggiare quella unità significa festeggiare quella genìa di massacratori. Una vergogna. Noi siamo nati in repubblica e non festeggeremo niente, ricorderemo i 30 milioni di emigranti, ricorderemo gli eccidi e le stragi perpetrate da quei delinquenti monarchi,tutti massoni, tutti assassini. Ricorderemo il milione di contadini morti per difendere le loro donne e il loro territorio da gente che parlava francese, da ladri assetati di denaro e di sangue. Nel 2011 Gaeta sarà sede di una manifestazione nazionale, moltissimi Meridionali verranno a ricordare la nostra storia da tutte le regioni italiane e dall’estero, perché Sig. Presidente, il Sud vuole riscattarsi dalla colonia Nord, vuole riscattarsi dalle ingiustizie subite dalla monarchia precedente, e vorremmo che Lei fosse presente. Lei, sig. Presidente, da comunista ha sofferto quella monarchia,come molti socialisti, cattolici e anarchici sono morti nella lotta partigiana, nelle carceri, nei lager fascisti e nazisti, proprio come i nostri contadini chiamati briganti nel 1860 e dintorni. I contadini del Sud iniziarono quella lotta contro I Savoia, i partigiani del Nord l’hanno continuata, e in condizioni migliori l’hanno vinta. Nacque la Repubblica e il sottoscritto il 2 giugno la festeggia tre volte. Il 2 giugno è il compleanno di mio figlio Damiano, è giornata di festa a Gaeta perché onoriamo i Santi Erasmo e Marciano, Patroni della città, e festeggiamo in modo solitario questa Santa Repubblica, perché le istituzioni nazionali sono assenti.
Sig. Presidente, il sud vuole la Sua presenza a Gaeta come segno tangibile, e ricordare ciò successe 150 anni fa,ricordare lo sterminio della città, i massacri delle città del Sud ordite dai Savoia.
Sig. Presidente, solo un’ultima cosa, Le chiedo venia, ma ho sentito un mio amico di origine ebrea lamentarsi quando Eli Wiesel è stato accolto dal nostro presidente della Camera Gianfranco Fini, e quando Il Presidente Berlusconi è andato alla Knesset a ricordare la Shoà. Ebbene, in Italia abbiamo ancora strade, piazze, scuole, ospedali intitolati a Vittorio Emanuele Terzo. Oltre ad essere fuggito da codardo lasciando gli italiani scannarsi in una guerra civile, è stato colui il quale ha promulgato le leggi razziali contro gli ebrei nel 1938, leggi che causarono la morte di migliaia di nostri connazionali italiani da secoli. Non ci risulta che in Israele abbiano intitolato strade a Hitler, a Kapler, a Reder. In Italia abbiamo il triste primato di aver fatto rimanere le strade intitolate ai massacratori dei contadini meridionali chiamati Briganti, e agli italiani di origine ebraica, chiamati appestati dai savoia e dai fascisti.“
Antonio Gramsci, comunista e studioso come pochi, a differenza dei tanti pennivendoli italiani, ha detto che"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti.Noi abbiamo imparato da lui la lezione e frequentiamo gli archivi storici ancora poleverosi, per sapere quello che è successo durante la nefanda Monarchia savoiarda. Il 17 marzo deve essere cancellato dalla Repubblica, come i nomi di quegli assassini dalle nostre strade e dalle nostre piazze.
Con rispetto e assoluta fedeltà alla Nostra Repubblica, Le porgo i migliori auguri.
Antonio Ciano

venerdì 14 marzo 2014

NON CI PUO' ESSERE UNITA' SE NON C'E' UGUAGLIANZA

Il 17 Marzo c’è poco da festeggiare

Ci accingiamo a "festeggiare" il 17 marzo l’Unità d’Italia e ancora una volta, purtroppo, il rischio (molto concreto) è che la retorica prenda il sopravvento sulla sostanza.

L’Unità d’Italia acquista valore se gli italiani sono messi in condizioni di unità davanti alle sfide del futuro e del presente.

Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza. E’ per questo motivo che il Partito del Sud invita istituzioni e cittadini a riflettere su quanto della sbandierata unità oggi è stato attuato a 153 anni dalla proclamazione (in francese) del Regno d’Italia.

Quello che oggi sappiamo è:
● Che la storia che viene raccontata e fatta studiare nelle scuole non è ciò che è veramente accaduto 153 anni fa.
● Che il Sud non era così arretrato così come lo si è voluto dipingere
● Che l’emigrazione dalle nostre terre è iniziata dopo 1861
● Che la chiusura delle fabbriche, fiore all’occhiello del sud, si sono avute dopo l’Unità d’Italia
● Che il Brigantaggio non è stato un evento di delinquenza comune, ma è stato anche, e soprattutto, rivolta ai soprusi degli occupanti e dei signori subito passati con i vincitori.
● Che al Sud, ancora oggi, non ci sono ferrovie degne di questo nome
● Che al Sud, non ci sono investimenti infrastrutturali degni di questo nome
● Che al Sud, gli interessi bancari sono più elevati che al nord
● Che al Sud, le assicurazioni costano di più e che non è vero che al sud ci sono più truffe che in altre parti d’Italia (dati ISVAP)
● Che le assicurazioni auto sono obbligatorie e che quindi i cittadini del Sud onesti non possono essere discriminati rispetto a quelli del nord. (articolo 3 della Costituzione)
● Che l’agricoltura e l’agroalimentare sono l’ossatura portante della nostra economia e che invece vengono considerati come un elemento secondario del PIL.
● Che ciò che nei decenni è stato spacciato come intervento straordinario al sud da parte dello stato, si è rivelato in realtà un intervento sostituivo di quanto l’Italia doveva al Sud.
● Che non è vero che il Sud vive alle spalle del Nord.
● Che non è vero che il sistema universitario del Sud sia peggiore di quello del nord pur in presenza di investimenti minori, di forte discriminazione e di un’infima propaganda.
● Che quasi la totalità degli interventi per favorire le imprese al Sud sono finiti alle imprese del nord che sono venute, hanno intercettato i finanziamenti e poi sono scappate via.
● Che il Sud è visto solo come un grande immenso mercato.
● Che il Sud non deve intraprendere.
● Che al Sud è concesso, per disperazione, di subire solo il ricatto o lavoro o salute
● Che il Sud è visto, grazie a una connivenza vomitevole tra malavita, politica e imprese senza scrupoli (quasi sempre del nord), come una grande discarica.
● Che sulle scuole del Sud si investe molto meno (quasi nulla) rispetto alle scuole del nord
● Che le risorse del sud, petrolio, energie alternative, risorse varie del suolo e del sottosuolo, sono prelevate al sud per arricchire aziende del nord o del resto d’Europa per lasciare al sud solo l’inquinamento
● Che il Sud non merita una classe politica pronta a cedere tutto per un piatto di lenticchie
● Che tutti gli italiani hanno il diritto, con le preferenze, di votare gli uomini e le donne che li rappresentano.

Allora, se è vero tutto questo, chiediamo quanto meno di festeggiare la verità.

L’Unità si costruisce con i fatti e l’attenzione alle persone, ai cittadini,
non con la retorica.

Buon 17 Marzo !

giovedì 13 marzo 2014

Napoli sabato 15 Marzo - Conferenza Stampa congiunta Michele Emiliano, Partito del Sud. “Il ruolo del Sud quale volano di sviluppo per l’Europa “


                                        



Sabato 15 marzo alle ore 11,30 presso l’ Hotel Palazzo Alabardieri, in via Alabardieri, 38 a Napoli si terrà la conferenza stampa dal titolo: “Il ruolo del Sud quale volano di sviluppo per l’Europa "

Alla Conferenza stampa parteciperanno il Sindaco di Bari Michele Emiliano, capolista alle Europee per la circoscrizione Meridionale del Partito Democratico, e il Presidente Nazionale del Partito del Sud Natale Cuccurese

Durante la conferenza stampa sarà spiegato come si potrà dare nuovo slancio e un ruolo importante a tutte le regioni del Sud Italia in Europa e come, lo stesso Meridione, potrà svolgere un ruolo strategico e trainante nel Mediterraneo utile all’Italia e a tutto il Vecchio Continente per uscire dall’attuale crisi.

Sarà illustrato inoltre come questa attività vedrà svilupparsi, all’interno del fronte progressista, una forte sinergia e collaborazione tra il Partito del Sud e Michele Emiliano, Sindaco tra i più amati d’Italia, grande sostenitore della legalità, convinto meridionalista.
In conferenza stampa dopo gli interventi  del Sindaco di Bari Michele Emilianoedel Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese i colleghi della stampa, se lo riterranno, potranno rivolgere ai convenuti delle domande.

Sarà consegnata Cartella Stampa con relativo comunicato stampa.
E’ gradita la presenza.

Per ulteriori info e logistica telefonare a :
Emiddio de Franciscis di Casanova:  335 6667952 Coordinatore Regionale Campania Partito del Sud)

Andrea Balìa 335 437136 (Vice Presidente Nazionale Partito del Sud)