“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

martedì 28 giugno 2011

IL RISCHIO GUERRA CIVILE PUO’ ESSERE DIETRO L’ANGOLO

Centocinquantanni  fa il Principe di Salina riferendosi ai cambiamenti connessi all’incipiente Unità d’Italia preconizzò chiarissimo: “ tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli…; e dopo sarà diverso ma peggiore. Noi  fummo i gattopardi, i leoni: quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene”. (il Gattopardo, Feltrinelli ‘94 p.168)
Questa frase -che è la vera sintesi e sostanza dell’opera e del pensiero di Tomasi di Lampedusa scritta nell’ormai lontano 1957- si rivela oggi a noi posteri, in tutta la sua terribile realtà e concretezza; in quella frase è materializzata una fase di un secolo e mezzo che ha premiato appunto le iene e gli sciacalli a spese dei lavoratori e dei meritevoli.

Oggi  nell’anniversario di quella Unità relativamente a quella profetica analisi sociale e politica dobbiamo dire che l’attuale situazione creata dal governo Berlusconi-Bossi- Scilipoti & C.  porta inevitabilmente alla fine sociale ed economica del Sud (e probabilmente anche del resto d’Italia); fine decretata da una macchina amministrativa e politica incapace di rispondere alle necessità.
Il nostro premier ha recentemente riaffermato la stabilità del governo dicendo: “a questa maggioranza non v’è alternativa”. Ed  è vero, sul piano parlamentare non esiste alternativa e non ve ne sarà.
Il livello comatoso in cui versa la classe politica non permette di ipotizzare una alternativa governativa da nessuna parte.
Però essere al governo per mancanza di alternative non è edificante e sarebbe meglio non dirlo neanche se fosse vero.

Se non si risolvono i problemi la gente cerca e trova le alternative a modo proprio.
Per  le strade di Napoli l’alternativa che si sta profilando e quella della morte per malattia. Quindi  la guerra civile è il male minore.
Anche  alla disoccupazione non v’è alternativa se non arrampicarsi sui tetti o assaltare qualche palazzo pubblico.  Cosa dire dei No Tav? e se il governo avesse insistito con il nucleare cosa si sarebbe prodotto?
Confondere la governabilità con la violenza -ancorchè di Stato- è un errore che porta dritto alla guerra civile. Ma a chi serve continuare ad affondare il Sud? Come non si riesce a vedere che un ulteriore imbarbarimento della situazione meridionale porta al collasso dell’intero sistema? A chi giova continuare a lasciare l’immondizia per strada, perseguitare i contribuenti, precarizzare ulteriormente i lavoratori, lasciare nel disservizio i cittadini, azzerare l’economia…?
Fonte Ondadelsud.it

mercoledì 22 giugno 2011

IL SENATO ITALIANO NON ESISTE! - GUARDATE ATTENTAMENTE IL VIDEO!

In questo video realizzato da Stefano Lentini del gruppo Violalive si mette a nudo con crudezza i riti di un Parlamento dove nessuno ascolta, svuotato delle sue funzioni e lontano dalla realtà. Girato con pochissimi mezzi, il documentario-denuncia sta circolando molto nel Web.

martedì 14 giugno 2011

La politica gossippara e il popolo governante

Naturalmente questi referendum avranno delle conseguenze politiche. Perché modificano i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. La maggioranza ha subìto una sconfitta, dal momento che si era si era schierata contro i referendum. L'opposizione - che invece aveva appoggiato i referendum - trova confermata la spinta che qualche settimana fa le aveva permesso di vincere le elezioni amministrative. E quindi non è da escludere la possibilità di una crisi di governo, e in quel caso è abbastanza probabile che si vada ad elezioni anticipate. Dipenderà da molti fattori, il primo dei quali è la Lega Nord. Se resterà fedele a Berlusconi, la crisi non ci sarà, perché Berlusconi cercherà di arrivare al 2013. Se invece la Lega penserà che andando avanti così si perdono altri consensi, allora taglierà l’ossigeno al governo e l’avventura iniziata nel 2008 si concluderà. Cosa succederà poi, al momento, è mistero. Sia per la destra che per la sinistra.
Però - dopo aver svolto queste considerazioni - bisognerà anche dire che l’importanza dei  referendum non era solo nella loro “valenza” politico-simbolica. L’importanza stava nel merito dei quesiti, che erano importantissimi e riguardavano un pezzo molto importante della struttura economica italiana. Gli elettori sono stati chiamati a scegliere sulla politica energetica e sulla proprietà dell’acqua. Cioè sul modo di produrre e di distribuire alcune risorse essenziali di una società moderna. E la risposta degli elettori è stata chiarissima: «Non vogliamo il nucleare, perché lo consideriamo pericoloso per l’ambiente e per gli esseri viventi; non vogliamo che l’acqua diventi un business ma vogliamo che resti una risorsa pubblica, a disposizione di tutti e gestita dallo Stato».
Da oggi in poi la politica dovrà tenere conto di queste scelte compiute dall’elettorato. Non si può rispondere al referendum - come stanno facendo alcuni osservatori conservatori - dicendo: «Ma queste scelte sono antieconomiche». E’ una considerazione priva di valore. Sono scelte del popolo sovrano: punto e basta. E’ chiaro che la scelta nucleare e la privatizzazione dell’acqua avrebbero premiato il profitto. E alcuni economisti dicono che la crescita dei profitti spesso porta a un beneficio generale per l’economia. Ed è chiaro che nella politica italiana, gestita negli ultimi 15 anni da governi di destra e di sinistra, il profitto è sempre stata la bussola fondamentale. Beh, ora qualcosa è cambiato: gli elettori hanno detto che per loro così non va bene. Il profitto non è tutto. Non è l’astro attorno al quale ruota la vita pubblica. Non è l’interesse generale che deve guidare ogni scelta politica. Questo pronunciamento mette in crisi l’intera classe politica italiana. A partire dal premier. E mette in discussione, seriamente, il sistema dei valori berlusconiani. Cioè avviene quello che non è avvenuto - come prevedevano politologi, intellettuali e leader politici - per mano dei giudici. L’elettorato è restato indifferente alla pioggia di inchieste e agli scandali sessuali. E’ andato al sodo. Ha detto: «Lasciamo il gossip e le risse a voi ceto politico, noi popolo vorremmo occuparci di politica vera...».
Non vi sembra straordinario quello che è avvenuto? Il ceto politico tutto indaffarato a chiacchierare e a spiare le camere da letto, e il popolo impegnato a compiere le grande scelte di politica economica... Chissà se il ceto politico – di destra e di sinistra – capirà questa lezione.
Piero Sansonetti
Fonte CalabriaOra.