“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

mercoledì 28 dicembre 2011

LA "CACCIA" DELLE TESSERE PdL E IL "SOGNO MOVIMENTISTA" BERLUSCONIANO MAI REALIZZATO.

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Teatro "Ariston" di Sanremo, 28 marzo 1999, durante la prima assemblea nazionale del movimento femminile Azzurro Donna Silvio Berlusconi affermava: «Mi piacerebbe sempre che di Forza Italia non si parlasse di un partito ma di un movimento perché c'è dentro di me e dentro tutti una tale avversione per la politica di questi partiti, per quella partitocrazia che vediamo tutti i giorni».
Risultano essere particolarmente stridenti toni così acuti contro l'idea stessa di partito soprattutto oggi, dodici anni dopo, in una generale crisi della politica e dei partiti ma soprattutto con alcune vicende tutt'altro che limpide. Stiamo naturalmente parlando dell'inchiesta aperta da parte della procura della Repubblica di Vicenza in merito alla campagna di tesseramento del Popolo della Libertà. Parafrasando l'ex-ministro Claudio Scajola, tesserati a loro insaputa in vista della stagione congressuale 2012, un'ipotesi sulla quale stanno indagando gli inquirenti dopo la presentazione di un dettagliato esposto anonimo.

Quest'oscura "gola profonda", nella missiva fatta recapitare, afferma che sono stati iscritti al PdL numerosi cacciatori senza il loro regolare assenso e viene citato l'eurodeputato Sergio Berlato, principale referente politico del mondo venatorio vicentino. Il procuratore reggente Paolo Pecori ha aperto un'inchiesta contro ignoti, e al momento non sono stati ravvisati reati commessi, mentre i carabinieri guidati dal luogotenente Lorenzo Barichello stato accertando le indicazioni presenti nell'esposto.

Una storia, quella che del tesseramento PdL, che ha fatto subito insospettire molti osservatori all'indomani del trionfale annuncio del milione di adesioni fatto del segretario Angelino Alfano. Un numero non ancora certificato visto che dalla stessa sede nazionale, in via dell'Umiltà a Roma, sono state sollevate diverse eccezioni su irregolarità nella compilazione del modulo di adesione. Lo stesso coordinatore provinciale vicentino Pierantonio Zanettin aveva pubblicamente affermato come circa ottomila domande di partecipazione fossero state respinte poiché incomplete: praticamente metà dei presunti iscritti al partito azzurro, numeri questi particolarmente imbarazzanti. Naturalmente potrebbe solo trattarsi di accertare l'autenticità dell'iscritto visto che spesso, al momento del tesseramento, veniva omessa l'indicazione del documento identificatore, cioè carta d'identità o patente di guida. Ma tra le righe dell'esposto si può facilmente leggere un chiaro j'accuse di falso e illecito utilizzo di dati personali, e conseguente violazione delle normative sulla privacy: in pratica sarebbero stati copiati da alcuni registri venatori i nominativi per essere poi iscritti automaticamente, con la quota ovviamente pagata.

Al di là quindi di quest'inchiesta e dei risultati che porterà, la vicenda riproduce l'attuale spaccato del partito berico dell'ex-premier: una fratricida lotta tra correnti per avere la leadership in vista del primo appuntamento congressuale provinciale. Una guerra fatta a colpi di tessere, basta guardare le foto di Berlato sorridente con i pacchi pieni di adesioni nella sede provinciale del PdL. A nessuno infatti il politico originario di Marano Vicentino ha nascosto le ambizioni per la nomina a coordinatore e per il comando nella stanza dei bottoni. Un'importante poltrona, anche in vista del rinnovo comunale a Vicenza nel 2013, ambita anche da Costantino Toniolo, consigliere regionale e presidente della commissione affari costituzionali, che ha parlato di cifre particolarmente sorprendenti che devono preoccupare. Dello stesso avviso anche l'ex-governatore Giancarlo Galan che ha parlato semplicemente di «porcherie» aggiungendo che «farsi fotografare con la valigia sotto braccio e i pacchi delle tessere degli iscritti è un esempio osceno di fare politica». Scontato il riferimento a Berlato, anche perché l'ex-ministro fa parte, insieme con Toniolo, della pattuglia forzista che non vuole regalare il partito agli esponenti di Alleanza Nazionale che nel Veneto hanno sempre fatto il pieno di voti grazie al collateralismo con le associazioni dei cacciatori.

C'è quindi da chiedersi come mai il "sogno berlusconiano" citato all'inizio dell'articolo in realtà non si sia nei fatti realizzato. Ma soprattutto perché solo oggi emerga questa rete di rapporti clientelari che unisce le tessere di partito con la caccia, una passione che non dovrebbe avere niente a che fare con la politica.
Fonte: VicenzaPiù.com

martedì 20 dicembre 2011

martedì 20 dicembre 2011

La Commissione Internet guidata da Rosanna Gadaleta presenta la nuova pagina del Partito su Google+ e l'applicazione scaricabile mediante codice QR


Grazie al lavoro encomiabile della Commissione Internet & Comunicazione guidata
dall'instancabile Presidente Rosanna Gadaleta è nata ufficialmente la pagina del Partito del Sud su Google+

Seguiteci anche su questa piattaforma:



Inoltre sempre ad opera della stessa commissione è stata creata l'applicazione per Smartphone e tablet scaricabile tramite codice QR, che consente di avere direttamente sul proprio dispositivo, tutte le news provenienti dal blog e dal profilo twitter del Partito del Sud, per una diffusione sempre maggiore e più mirata delle tesi del Partito anche attraverso le nuove tecnologie.

Ricordiamo che sarà possibile riportare il codice QR su manifesti, volantini e su tutti gli stampati diffusi dal Partito del Sud .


lunedì 28 novembre 2011

Vicenza- Blitz alla Fiera contro il Parlamento della Padania

Scritte e manifesti di fronte alla Fiera che ospiterà il Parlamento Padano


 

Oggi pomeriggio una settantina di attivisti del Presidio No Dal Molin e dei comitati provinciali per la difesa del territorio e dei beni comuni hanno effettuato un blitz davanti alla Fiera di Vicenza dove, tra una settimana si terrà il Parlamento della Padania. Sono stati attaccati manifesti sulla vetrata d'ingresso del Palazzo della Fiera e nei dintorni. Inoltre, sulla strada di fronte, gli attivisti hanno fatto grandi scritte “La Padania non esiste”, “No al Parlamento Padano” e “No Lega”. Lo striscione, appeso sul cancello di entrata recitava “No alla farsa del Parlamento Padano.
E' stata la prima iniziativa di una campagna mobilitazione che si svilupperà da qui ai prossimi giorni contro la farsa del Parlamento Padano del 4 dicembre.
Riportiamo di seguito il comunicato delle realtà che hanno organizzato l'iniziativa.
Dopo il fallimento del loro governo, i leghisti tentano di rifarsi una finta verginità rispolverando le solite bugie sulla secessione, sull’autogoverno, su Roma ladrona.
Loro, che sono stati i peggiori centralisti, che sono stati quelli che hanno imposto da Roma schifezze come il Dal Molin, che distruggono il territorio con mostruosità come la Pedemontana o la Valdastico sud, che hanno messo alla fame gli enti locali, vorrebbero ripulirsi la coscienza tornando a Vicenza con la buffonata del Parlamento padano.
Hanno difeso la casta e i suoi privilegi.
Usano razzismo e xenofobia contro i migranti per nascondere le proprie responsabilità per quanto riguarda la crisi economica.
I vicentini hanno ben conosciuto la Lega che ha governato l’Italia tra fallimenti e bunga bunga.
Se ne stiano a casa loro!!!
Invitiamo tutte/i a costruire insieme una mobilitazione/contestazione contro questa farsa del Parlamento del Nord e facciamo sentire i leghisti persone indesiderate nella nostra città.
Presidio No Dal Molin

Comitato Difesa Salute e Territorio Alto Vicentino-Valle Agno

Fonte: globalproject.it

venerdì 25 novembre 2011

ASSESSORE AL BILANCIO DEL COMUNE DI GAMBELLARA ADERISCE AL PARTITO DEL SUD.

 


COMUNICATO STAMPA
 
Il Partito del Sud è lieto di accogliere tra le proprie file la Dott.ssa Francesca Maria Rossi Assessore al Bilancio del Comune di Gambellara (VI), carica che ricopre dopo essere stata eletta nelle elezioni comunali del maggio scorso nella Lista Civica "Vivere Gambellara". La Dott.ssa Rossi, conoscitrice delle tematiche meridionaliste, dopo attenta ed approfondita analisi delle strategie e proposte politiche del nostro Partito, ha deciso di aderire al Partito del Sud inoltrando la richiesta di tesseramento alla nostra Federazione Provinciale che con piacere ha accolto la domanda. 
Rimarcando che la giunta comunale di Gambellara, sostenuta da sole liste civiche, ha avuto il merito di relegare all'opposizione, fra gli altri partiti, anche la Lega Nord, siamo certi che l'ingresso nel nostro Partito della Dott.ssa Rossi potrà portare ulteriore slancio alla nostra azione politica anche in previsioni delle prossime elezioni provinciali di Vicenza dove il nostro Partito sarà presente con la propria lista.

Partito del Sud Vicenza
Coord. Provinciale
Filippo Romeo

venerdì 18 novembre 2011

FRA NORD E SUD LA VERITA' SUL DEBITO

di Lino Patruno 

Occorre rassicurare Monti che il Sud non ha alcuna intenzione di chiedere di più. Può bastare che gli venga dato quanto gli è attribuito. E che quanto gli è attribuito non sia ancòra un bancomat dal quale prelevare per qualsiasi necessità, dalle multe ai lattai settentrionali ai contributi ai traghettatori del Lago di Garda. E’ giusto che il presidente abbia ricordato le note dolenti della Questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità. Problemi da affrontare, giusto anche questo, utilizzando meglio i soldi a disposizione. E non fa una piega il richiamo anche a una Questione Settentrionale: costo della vita, delocalizzazione, nuove povertà, bassa natalità (benché ora siano le mamme terrone a non azzardarsi più a fare figli).

È vero anche che la crescita è stata deludente a Nord come a Sud. E però nessuno quanto un economista alla Monti sa che sarà tanto più deludente quanto meno crescerà il Sud. Oggi vi lavora il 20 per cento in meno che al Nord: un giacimento di potenziale sviluppo al servizio di tutti. Dove però non si va a scavare lasciando inutilizzata una ricchezza possibile. Né ci sono le condizioni perché il Sud possa fare da solo come vuole, a cominciare appunto dalle infrastrutture. Per dire: se si fa l’alta velocità ferroviaria al Nord, la si faccia anche al Sud. Solo un piccolo esempio di ripartenza nel modo giusto.

Una ritrovata coesione sociale e territoriale, ha prospettato il presidente. Per mettere a tacere chi al Sud continua ad aspettarsi solo soldi e assistenza. Ma anche chi continua a vaneggiare di Nord depredato e che non ne può più. Come fa la Lega passata da “Roma ladrona” a “Roma poltrona” e ora tornata a “Roma ladrona”.

Mentre il Paese dovrebbe stringersi “a coorte”, costoro convocano il Parlamento della Padania. E ricominciano a parlare di rendita di posizione al Sud senza guardare mai alle loro pensioni di invalidità. Né alle Province che non hanno voluto abolire. Né al loro Ponzellini indagato per associazione a delinquere e che volevano presidente della Banca del Mezzogiorno.

Polpetta avvelenata - Per fortuna dicono di averci sempre pensato loro al Sud: con la polpetta avvelenata del federalismo fiscale. Che parte da una grande menzogna sull’attuale debito pubblico. Correvano gli anni ‘70 quando, in un distratto Ferragosto, gli Stati Uniti annunciarono: il dollaro non è più convertibile in oro. Con la sola guerra del Vietnam ne avevano perse 90 mila tonnellate. Si passava dai cambi fissi fra le monete ai cambi variabili: dalla stabilità alla instabilità. Qualche anno dopo, il secondo conflitto Israele-Arabi portò alla guerra del petrolio: domeniche a piedi e città a luci spente. Ne fu distrutta l’industria pesante che avevano appioppato al Sud, dalla siderurgia alla chimica alla raffinazione. Fu anche la rapina delle banche del Sud dichiarate sommariamente fallite.
Occorreva però sostenere la piccola e media industria del Nord. Ecco la “svalutazione competitiva” della lira. Si teneva basso il valore della lira per far costare meno i prodotti che il Nord esportava. Grande inflazione, stampa continua di carta moneta dal valore sempre minore. Quattro le conseguenze, cui nessuno allora fece caso.

Uno: l’impoverimento ulteriore del Sud, perché valore basso della lira e inflazione significavano colpire soprattutto i consumatori meno abbienti, i meridionali (come ora con l’aumento dell’Iva).

Due: se con la lira svalutata il Nord esportava di più, l’Italia si indebitava sempre di più, anzitutto per pagare il petrolio sempre più caro.

Tre: tra caro-petrolio e inflazione, per coprire i buchi di bilancio occorreva chiedere sempre più prestiti (anche allora ai famosi “mercati”). Ecco crescere quel debito pubblico che ci ritroviamo. Con una aggravante, ah signora Merkel: per riunificarsi, la Germania Ovest non dette assistenza all’Est (come si era scelto di fare col nostro Sud), ma attirò i capitali esteri pagando interessi sempre più alti. Su quegli stessi mercati cui anche l’Italia dovette pagare questi interessi crescenti.

Quattro: il protezionismo a favore del Nord non solo inguaiò il resto del Paese (leggi Sud). Ma per anni consentì alle imprese del Nord di non pensare a quel minimo di innovazione e produttività che sarebbero stati utili quando sarebbe arrivata la concorrenza senza ombrello (la globalizzazione). Per questo oggi nelle classifiche della produttività l’Italia è sotto anche allo Zimbawe. Per questo abbiamo i salari più bassi d’Europa ma il costo industriale più alto.

Privilegio al nord - Quando il carnevale finì, e grazie al privilegio concesso al Nord tutta l’Italia dovette pagare più tasse, allora la Lega lanciò la rivolta fiscale contro “Roma ladrona”: non volevano pagare le tasse che essi stessi avevano determinato per tutti. E fu allora che inventarono il federalismo fiscale. Ciascuno si tiene i suoi soldi. Non vogliamo dare soldi al Sud. Quel Sud al quale non solo non avevano mai dato soldi, ma che avevano ancor più impoverito con l’inflazione per i loro comodi.
Anche questo il Sud deve ricordare a chi lo accusa mentre esordisce Monti. La coesione nazionale si poggia anzitutto sulla verità. Anche se potrà indispettire il signor Bossi che Monti sia uno di Milano, cioè delle sue parti. Fonte: La Gazzetta Del Mezzoggiorno
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venerdì 4 novembre 2011

La voce contro la Lega del Partito del Sud ogni Venerdì, da oggi, sul quotidiano nazionale TERRA dei Verdi

Da Partito del Sud - Napoli: Raccogliendo la proposta ed offerta del nostro amico Francesco Emilio Borrelli, dirigente nazionale Responsabile del Mezzogiorno dei Verdi, parte con oggi una rubrica settimanale sul loro quotidiano ecologista TERRA, contro la Lega e le sue magagne, a cura del Partito del Sud. Troverete in edicola ogni Venerdì un nostro articolo in merito. Il primo, qui riportato, è a firma di Andrea Balìa. Altri dirigenti del partito firmeranno i seguenti.

Un grazie agli amici Verdi per l'ospitalità e l'opportunità concessaci.

Andrea Balia





“Il perché d’un’emergenza”

Inizia una rubrica settimanale che ogni Venerdì sarà presente sul quotidiano “TERRA”, dal titolo “…di bassa LEGA”. Il PARTITO DEL SUD se ne farà carico, e c’è un perché. Saremo ospiti, onorati di esserlo per una serie di assonanze e convergenze d’idee con gli amici VERDI. Tenteremo, di volta in volta, di denunciare specifiche iniziative, notizie, vergogne di vario genere, di cui questa iattura politica che rappresenta la LEGA NORD si fa carico ormai da diversi anni, tanto che la loro attività possa essere tranquillamente classificata “ ..di bassa LEGA”. Questo primo pezzo non può che avere il carattere della presentazione, e prenderà invece sempre più il profilo d’articoli mirati su specificità e magagne su cui ormai risulta non più procrastinabile sorvolare, senza che la pubblica opinione dotata di un minimo d’onestà intellettuale ne abbia conoscenza e consapevolezza. Il Partito del Sud, che è nato nel 2007, nasce con l’intento di dare una rappresentatività politica al Sud, degna di questo nome. E’ una forza identitaria e progressista, federalista costituzionale unitaria, che si rifà alle lezioni di Guido Dorso, di Salvemini, Gramsci e Cattaneo. Non ha nulla a che spartire con le aggregazioni finto/meridionaliste tipo “Grande Sud” (Miccichè, Poli Bortone, Scotti), appiattite nell’area di centrodestra, a sostegno del governo più antimeridionale dalla nascita della Repubblica ad oggi ed alleato della Lega. Come si possa essere meridionalisti, a difesa del proprio territorio e del suo ambiente, e votare le leggi della Lega resta un mistero, o meglio l’ennesimo “pacco” che si vuol rifilare al meridione da parte di politicanti di vecchio mestiere (ex Forza Italia, AN e DC) che tentano di cavalcare l’onda del fervore meridionalista ad uso e consumo dei soliti interessi privati, prevalentemente nordisti. Il Partito del Sud ha partecipato già a diverse competizioni elettorali, come alle comunali di Gaeta nel 2007 dove ha vinto le elezioni unitamente alla lista civica del sindaco Antonio Raimondi, e gestisce l’assessorato al Demanio col suo Presidente Onorario Antonio Ciano. E’ stato presente alle elezioni di Latina, Suzzara (Mantova), Grosseto, Caserta, Casale di Principe, e con una sua lista nella coalizione vincente a sostegno dell’elezione di Luigi de Magistris a Napoli, dove da la sua collaborazione alla relativa giunta. Tra le parole d’ordine che lo caratterizzano vi è lo slogan “mai con la Lega e i suoi alleati!”, e questo ci avvicina oltremodo alla condivisa opinione con i Verdi d’un’emergenza da affrontare. Basta con le iniziative solamente condite di pur sana ironia, tutta mediterranea, ma facendo il salto di qualità della vera e dura denuncia verso le nefandezze di questa forza politica che con l’8/9% condiziona tutta la politica, indirizzandola in un corollario di scellerate leggi e provvedimenti in gran parte indirizzati contro il Sud. La predica, tra l’altro, di questi signori arriva da un pulpito inappropriato per qualità ed onestà che non ne giustifica oltremodo il prosieguo. Ce ne faremo carico di svelare e denunciare l’inadeguatezza anche da questa tribuna con l’opportunità concessaci. Grazie amici Verdi.


Fonte : Terranews

martedì 11 ottobre 2011

Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris al congresso del Partito del Sud

Intervento dell'ASSESSORE MARCO ESPOSITO al congresso del Partito del Sud

Comunicato Stampa/Ansa 3° Congresso Nazionale del Partito del Sud





Comunicato Stampa del Partito del Sud
9 Ottobre 2011

Luigi de Magistris al Congresso del Partito del Sud
Si è concluso con successo il 3° Congresso nazionale del Partito del Sud che si è svolto a Napoli l’8 e 9 ottobre.

In particolare, con l'intervento di Luigi de Magistris, è arrivato un chiaro segnale che il Sindaco sta assumendo sempre più un ruolo di leader politico di tutto il Sud, per lottare contro la deriva nordista e lo strapotere della Lega Nord e dei suoi alleati nell’azione di marginalizzazione del meridione. De Magistris ha ricordato alla platea che il Partito del Sud è stato, fin dal primo momento, fra "i senza cervello" che hanno avuto fiducia in lui e che lo hanno sostenuto nella sua lotta contro tutti i poteri forti, di centrodestra e di centrosinistra, nella campagna elettorale per sindaco di Napoli. De Magistris ha espresso l'intenzione di continuare nella collaborazione con il Partito per la "creazione di nuovi laboratori politici" nel Sud.

Il Direttivo nazionale, prendendo atto della crescita numerica degli iscritti e dell'aumento delle sezioni in tutta Italia, ha proposto di affiancare il Presidente nazionale Beppe De Santis con altri due dirigenti di pari responsabilità, Andrea Balia e Natale Cuccurese, ripartendo le responsabilità d'intervento anche per zone geografiche. E’ stato confermato nel Direttivo nazionale, e nel suo ruolo di Segretario Organizzativo nazionale, Enzo Riccio. La nuova struttura al vertice doterà il Partito di maggiore flessibilità nel condurre una politica di maggiore radicamento sul territorio. L'assemblea ha approvato la proposta del Direttivo con un voto palese.

Durante il Congresso, sono intervenuti diversi ospiti, cui Pino Aprile, autore del best seller "Terroni", l’assessore allo sviluppo del Comune di Napoli Marco Esposito, Francesco Emilio Borrelli per i Verdi, Gennaro Strazzullo per la UILTUCS, l'oncologo ambientalista Antonio Marfella, il prof. Giovanni Cutolo vice presidente nazionale ADI, l'architetto Aldo Vella, ex sindaco e prossimo candidato alle comunali di San Giorgio a Cremano (NA), Marco Sacco del movimento civico Napoliest, ed è stato letto un saluto fortemente identitario dello storico e giornalista de "il Mattino", Gigi di Fiore.

Il Partito del Sud, confermando la sua linea di netta contrapposizione contro la politica della Lega Nord e dei suoi alleati, continuerà la politica di alleanze con tutte le forze politiche e con quei movimenti che esprimono la stessa linea e un genuino interesse nel portare avanti le istanze del Sud.

Partito del Sud
Segretario Organizzativo Nazionale
Enzo Riccio
stampa@partitodelsud.eu







SALUTO E INTERVENTO AL TERZO CONGRESSO DEL PARTITO DEL SUD DI GIGI DI FIORE


Gigi Di Fiore, giornalista e storico, tra i migliori d'Italia ha sentito il dovere di mandare un messaggio al Partito del Sud durante il suo terzo congresso tenutosi a Napoli l'8 e il 9 di ottobre. Un messaggio d'amore per il Partito che oggi, più di ogni altra formazione politica rappresenta le istanze del Sud. Ringraziamo Gigi Di Fiore per la sua opera storica prodotta in questi anni e, grazie alla quale, i meridionali,oggi, sono più ricchi culturalmente.Il messaggio è stato letto alla presenza del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
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Cari amici,
Avrei voluto essere oggi tra voi, darvi un saluto nella mia città. Purtroppo, impegni improvvisi non me l'hanno consentito. Ci tengo, però, a lasciarvi una traccia della mia presenza, almeno virtuale, attraverso Natale Cuccurese. Seguo da tempo con simpatia la vostra attività, ne ho anche scritto qualche volta sul Mattino, giornale per cui lavoro. Mi ha sempre attratto l'impegno di chi non si abbatte nonostante la sua sembri una battaglia contro i mulini a vento. In questa città, nonostante pochi lo sappiano o lo riconoscano, attraverso una coraggiosa operazione politica la giunta De Magistris ha avuto l'appoggio culturale del Partito del sud. Leggo quotidiani inserimenti delle iniziative, dichiarazioni, polemiche del sindaco e dei suoi assessori sui siti e i blog del vostro Partito. A volte, in quelle dichiarazioni e interventi mi piacerebbe anche trovare qualche riferimento ai temi dell'identità e della storia del nostro Mezzogiorno che, a causa di altre e più pressanti emergenze amministrative, la giunta e il sindaco De Magistris hanno finora trascurato. Ma il vostro pungolo, la vostra azione continua, il vostro entusiasmo potranno fare molto anche nel sollecitare iniziative su questo tema fondamentale per qualsiasi collaborazione della gente con l'attuale amministrazione napoletana.
Gaeta e la sua giunta sono un esempio, l'eco delle manifestazioni organizzate quest'anno in quella cittadina per i 150 anni di unità è ancora vivo. E lì il Partito del sud ha avuto i suoi rappresentanti, i suoi pionieri, in quell'organizzazione. Come Antonio Ciano, che conosco da anni.
Sì, vi guardo con simpatia. Da terrone che da quasi 25 anni si è appassionato a ricostruire, studiare e raccontare la nostra vera storia. Credo nell'identità e nella radici, non credo però nelle divisioni e fratture interne al nostro Paese. Sono convinto che la nostra prima battaglia sia quella di superare le divisioni con le altre regioni d'Italia, rivendicando la nostra identità attraverso la diffusione della nostra storia e delle nostre capacità, ma anche facendo uno sforzo di conoscnza reciproca. E' tempo di riprendersi la nostra immagine, macchiata per tanto tempo da interessi, speculazioni e amnesie politiche. Su questo, voi potete tanto in sintonia con tutti coloro che hanno a cuore un Sud integrato e armonizzato con il resto del Paese. Un Sud accettato e non ridicolizzato a macchietta e luoghi comuni. Ma occorre l'impegno di tutti: basta piagnistei, basta solo urlare. C'è un tempo per gridare sui tetti, ma anche uno per la riflessione. C'è da rimboccarsi le maniche. Su questo, i pungoli culturali sono necessari. Poi, ognuno per le sue competenze, si deve passare alla costruzione. Credo che anche per questo vi siete riuniti oggi qui per la terza volta. Immagino che su questi temi e sulle prospettive del vostro Partito vi confronterete. Io avrei ascoltato volentieri le vostre idee e proposte, che hanno bisogno di guardare avanti.
Gli italiani del nord e quelli del sud non si conoscono. Noi per primi dobbiamo contribuire a colmare questo vuoto. Per questo, anche l'impegno politico del Partito del sud può fare tanto. Io vi guardo e vi leggo sempre con rinnovato interesse. Il mio resta un impegno culturale di verità sul quale continuerò a lavorare con entusiasmo. Spero che da questo vostro terzo congresso nascano proposte, iniziative vivaci. Il rischio è che, passato quest'anno, si parli di meno di identità meridionale. Anche a voi sta la responsabilità che ciò non accada.
Auguri, amici. E a presto

Gigi Di Fiore
Napoli, 8 ottobre 2011

III CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD

martedì 13 settembre 2011

Pubblicato oggi sul quotidiano Vicenzapiù: Parte anche a Vicenza il Partito del Sud con "I Savoia e il Massacro del Sud" di Antonio Ciano


Filippo Romeo, Coordinatore regionale per il Veneto del Partito del Sud - Con un ciclo di conferenze che dopo le tappe di Fidenza (PR) e Mantova ha raggiunto domenica mattina Vicenza è stata presentata c/o l'Informagiovani del Comune la nuova edizione, dopo 15 anni, del bestseller di Antonio Ciano "I Savoia e il Massacro del Sud", curata e distribuita dalla Magenes. Si tratta di uno dei testi che, venduto in oltre centomila copie, ha dato il via alla fase di rilettura oggettiva del periodo storico che ha portato alla unificazione amministrativa d'Italia, svelandone la vera natura.
Il saggio, squarciando i veli della mistificazione romantica, mette a nudo la cruda realtà della cosiddetta epopea risorgimentale e la pochezza umana e morale dei suoi "miti", denunciando la cruda e spietata guerra di conquista e spoliazione condotta dal Piemonte contro il Popolo delle Due Sicilie. Quanto sopra non certo per rinfocolare odi sopiti o assurde ed antistoriche divisioni, ma solo per ristabilire una verità storica che non può fare che il bene dell'interna nazione aiutando a superare incomprensioni e steccati che dall'unità in avanti sono stati posti sul cammino di una unità realmente condivisa a pari condizioni.
Di fronte ad un folto pubblico Antonio Ciano , assessore al demanio del Comune di Gaeta, ricercatore, Presidente Onorario del Partito del Sud, da lui fondato nel 2001, ha presentato con indubbia capacità oratoria la sua opera con frequenti riferimenti alla realtà odierna, fino a disegnare le conseguenze che le controverse vicende risorgimentali hanno avuto e riflettono tutt'oggi sulle vicende politiche italiane.
L'occasione è stata poi propizia per presentare alla cittadinanza presente il Partito del Sud, che a Vicenza è rappresentato dalla sezione guidata dal Coordinatore Provinciale Filippo Romeo. E' stata particolarmente sottolineata la assoluta lontananza del Partito del Sud dalla vecchia nomenklatura politica meridionale, così come la vicinanza con l'attuale Sindaco di Napoli Luigi de Magistris che è stato sostenuto in alleanza dal Partito del Sud e da altre forze progressiste alle ultime amministrative siano al vittorioso ballottaggio.
Inoltre, è stata presentata la squadra che proietterà il Partito Del Sud nella competizione elettorale, delle prossime elezioni Provinciali di Vicenza.
Al termine della presentazione è seguito un costruttivo dibattito.


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lunedì 5 settembre 2011

SCIOPERO GENERALE

IL PARTITO DEL SUD - SEZIONE VENETO ADERISCE ALLO SCIOPERO GENERALE INDETTO DALLA CGIL GIORNO 6 SETTEMBRE E PARTECIPERA', ALLA MANIFESTAZIONE DI MESTRE, CON I PROPI SIMBOLI.

Il Partito del Sud accanto alla CGIL per contrastare un provvedimento iniquo che scarica il peso della crisi sul Sud del Paese, sulle fasce deboli e sul pubblico impiego, arrivando ad aggredire anche i diritti costituzionali dei lavoratori.

Una manovra che viola Costituzione, Statuto dei lavoratori e Contratto nazionale, prevedendo la possibilità di licenziare facilmente (art.8) in deroga all'art.18 dello Statuto e delegando ai contratti aziendali/territoriali scelte in materia di organizzazione e produzione del lavoro che sono invece regolate da Contratto e Statuto, in cui fondamentale è il ruolo del sindacato a difesa del lavoratore.

Un decreto legge che non agisce sul costo della politica, come pure era stato promesso dall'esecutivo, rimandando ad un provvedimento costituzionale futuro la soppressione delle province e la riduzione del numero dei parlamentari: chissà se avverrà, chissà quando.

Sul fronte della crescita e dello sviluppo, poi, non ci sono misure sufficienti: la manovra è depressiva, non aiuta la ripresa del mercato e del sistema industriale, essendo completamente assente ogni forma di sostegno a settori strategici come la ricerca e la formazione, in particolare in quei settori su cui investe il resto dell'Europa (dall'università alle energie rinnovabili).

Ci sono tante buone ragioni, di giustizia sociale e di politica economica, per chiedere all'esecutivo di rivedere la manovra.

Lo chiedono, del resto, i sindacati e i lavoratori, oltre che le amministratori locali.

Lo chiede un paese intero, che teme per il suo futuro ma che allo stesso tempo, per fortuna, non si rassegna.

PDSUD -VENETO

sabato 27 agosto 2011


Concia: 106 milioni evasi al fisco dalla Mastrotto Group

L'operazione "Twin Trust" delle Fiamme Gialle di Vicenza scoperchia un'evasione colossale. Un patrimonio di 1,3 miliardi di euro era occultato in Lussemburgo. 800 lavoratori pagati in parte in nero

Bufera sulla Mastrotto Group di Arzignano, una della più grandi aziende conciarie del distretto della concia della Valle del Chiampo: la Guardia di Finanza ha scoperto una colossale evasione fiscale pari complessivamente a oltre 106 milioni di euro, corrispondenti a redditi occultati al fisco. Inoltre c'è un patrimonio di 1 miliardo e 344 milioni di euro di capitali in "violazione della disciplina fiscale", soldi trasferiti all'estero e occultati al fisco, tramite due "trust" ubicati in Lussemburgo.


A questi vanno aggiunti un "buco" di 9 milioni di euro di pagamenti "fuori busta": per i cinque anni fiscali controllati dalla Guardia di Finanza di Vicenza, dal 2006 al 2011, circa 800 lavoratori all'anno venivano pagati parzialmente in nero, per un importo appunto di 9 milioni di euro, con un carico di ritenute e di contributi Inps non versati. Terzo punto: tonnellate dipellame vendute in nero, "sparite" dalla contabilità ufficiale del Gruppo Mastrotto, per un giro d'affari di circa 10 milioni di euro, soldi che servivano come liquidità per pagare il "fuori busta" ai dipendenti, e che a loro volta hanno generato un'evasione al fisco pari a 2 milioni di euro di Iva. Ma il grosso dell'affare era costituito dai due "trust" - da cui il nome dell'operazione della Guardia di Finanza: "Twin Trust" - ovvero scatole societarie situate in paradisi fiscali. I due fratelli Bruno e Santo Mastrotto, fondatori del gruppo conciario, erano "amministratori e proprietari di fatto di una galassia societaria retrostante alla struttura imprenditoriale attiva in Italia - così si legge nel comunicato delle Fiamme Gialle - formalmente costituita all'estero allo scopo di beneficiare indebitamente di legislazioni fiscali più favorevoli, a danno dell'Erario". I due fratelli avevano costituito un castello di società, ubicate nel Granducato di Lussemburgo, "allo scopo di spossessarsi, almeno formalmente, della proprietà del gruppo: pur rimanendo amministratori delle società italiane, i due fratelli, in sostanza, non ne risultavano più i proprietari".

Inizialmente i due "trust", ognuno dei quali intestati a uno dei fratelli Mastrotto, avevano sede legale nell'Isola di Man, al di fuori dell'Unione Europea, successivamente la sede è stata spostata in un altro "paradiso fiscale", il Lussemburgo. La struttura societaria molto complessa prevedeva tre livelli: in Italia aveva sede la società operativa e la holding italiana, controllate dalla società So.par.if a sua volta controllata dalla Holding 1929 (entrambe lussemburghesi). Quest'ultima holding era controllata da due altre società. Le quali, a loro volta, erano amministrate da due "trust" la cui sede legale era extra-europea (poi spostata anch'essa in Lussemburgo).

L'inchiesta guidata dal Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza sotto il coordinamento del sostituto Procuratore della Repubblica di Vicenza Marco Peraro, ha preso il via da un ramo dell'inchiesta "Reset" in cui uno dei due fratelli era stato accusato di corruzione di alcuni dirigenti dell'Agenzia delle Entrate. Il Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza Antonio Morelli, che ha guidato l'operazione "Twin Trust", commenta così il fatto: "Noi continueremo a contrastare questi fenomeni in modo rigoroso, li staneremo tutti - dice il Comandante - Abbiamo le capacità e i mezzo per farlo. Non credo questa sia una struttura unica, c'è chi fornisce chiavi in mano questo tipo di strutture societarie". A gestire la contabilità del Gruppo era una società con sede a Milano. Il recupero dell'evasione e il rientro dei capitali all'estero porteranno centinaia di milioni di euro alle casse dello Stato. La società ispezionata ha già provveduto a versare 800 mila euro di contributi previdenziali non versati all'Inps. "Le sanzioni per attività non dichiarate all'estero anno dal 10 al 50% - dice il Comandante Morelli - Facendo una stima si prevedono entrate per lo Stato di centinaia di milioni".



Fonte VicenzaToday.it

giovedì 25 agosto 2011

Vicenza - 11 Settembre 2011 : Presentazione del libro " I savoia e il massacro del Sud" con Antonio Ciano

Tour di Antonio Ciano in tre regioni del Nord Italia ( Emilia, Lombardia e Veneto) per la presentazione della nuova edizione del libro " I savoia e il massacro del Sud"
 
Primo appuntamento
 
FIDENZA (PR)
VENERDI' 9 SETTEMBRE 2011
LIBRERIA "LA VECCHIA TALPA" - VIA GRAMSCI 36
ORE 18,00
 
Secondo Incontro
MANTOVA
SABATO 10 SETTEMBRE 2011 ( in concomitanza con il festival della letteratura)
VIA TRENTO 10 - C/O FONDAZIONE MAZZALI
ORE 17,00
 
Ed infine..
VICENZA
DOMENICA 11 SETTEMBRE 2011
INFORMAGIOVANI - CONTRA' BARCHE 55
ORE 11,00
.

lunedì 15 agosto 2011

Vicenza e l'Italia, le scuse a Pontelandolfo

LA STORIA. Una brutta pagina dell'Unità con la strage di 440 cittadini avvenuta 150 anni fa nel Beneventano. Un vicentino tra i bersaglieri che guidarono l'eccidio
Oggi cerimonia di riconciliazione con Amato e il sindaco Variati A guidare le truppe Pier Eleonoro Negri, che passò per "eroe".

Per la prima volta dall'Unità, l'Italia chiede scusa a Pontelandolfo, paese del Beneventano, per la strage di 440 cittadini avvenuta 150 anni fa. E Vicenza sarà presente, oggi alle 18, col sindaco berico, Achille Variati, assieme al presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell'Unità d'Italia, Giuliano Amato, che porterà un messaggio del Capo dello Stato. Fu una delle pagine più oscure e ingloriose dell'unificazione dell'Italia, un episodio drammatico di guerra civile, che cominciò con l'uccisione di 41 soldati l'11 agosto del 1861, e si concluse qualche giorno dopo, il 14, con una violenta e brutale rappresaglia dell'esercito con eccidi di massa tra la popolazione.

Al comando dei bersaglieri, che furono vittime dei banditi meridionali e poi, per ordine del generale Cialdini (che combatté a Monte Berico) carnefici che misero a ferro e fuoco il paese, c'era il colonnello Pier Eleonoro Negri, un vicentino al quale nel capoluogo sono dedicate una via nel quartiere del Ferrovieri e una scuola elementare a Campedello.

Ieri il sindaco Variati ha telefonato al collega beneventano, Giacomo Testa, per confermare la sua presenza. Variati, secondo il programma, terrà anche un discorso, assieme ad Amato e agli storici che ricorderanno l'episodio. «Conto che la mia presenza possa dare un messaggio di unità e riconciliazione» sottolinea. Va ricordato anche che Luciano Disconzi, insegnante vicentino sposato con una beneventana, s'è dato molto da fare in questi anni per fare riemergere dall'oblio questa pagina di storia, quell'eccidio di massa di cui si macchiarono le truppe sabaude in quel piccolo centro arroccato intorno a un'antica torre una ventina di chilometri a nord di Benevento.

Tra coloro che, fra i primi, ricordarono quanto avvenne fu un gruppo rock, gli "Stormy Six" che quasi quarant'anni fa raccontarono in un long playing, intitolato appunto "Unità" l'altra faccia, quella meno conosciuta, del Risorgimento. Tra cui, appunto, in una canzone struggente, anche l'eccidio del paese campano. Fu una pagina ancora più brutta perchè ignorata, dimenticata, cancellata dalla storia ufficiale. Con quattrocento morti per vendicare 40 soldati uccisi, dieci per uno come alle Fosse Ardeatine, case bruciate, donne stuprate, una folla di vittime inermi che sembrava nessuno volesse più ricordare. Dopo anni di appelli, di attese, di proteste della cittadinanza, una lapide voluta dall'Italia ricorderà finalmente quei morti a partire da una donna, Concetta Biondi, violata e uccisa a 15 anni. E a quei morti una rappresentanza dei bersaglieri, il Corpo che mise in pratica l'eccidio, renderà per la prima volta gli onori militari. Per troppi anni dimenticato, Pontelandolfo diventa ufficialmente uno dei "Luoghi della memoria" della storia unitaria.

Le cronache riportano all'11 agosto 1861. Quel giorno 41 dei 44 soldati al comando del tenente livornese Cesare Bracci furono uccisi dai briganti della banda Giordano, ingrossata da cittadini di Casalduni, Pontelandolfo e Cerreto. Da giorni in quell'area tra il Matese ed il Beneventano erano in corso azioni di bande di ex soldati borbonici appoggiati da notabili locali ed esponenti del clero. Dopo l'uccisione dei 41 soldati partì l'ordine di rappresaglia. Di Pontelandolfo, ordinò il luogotenente del re, il generale Enrico Cialdini, «non deve rimanere più pietra su pietra».

La repressione, affidata ad una colonna di bersaglieri, fu terribile: «Al mattino del giorno 14 - scrisse poi nel suo diario uno di quei soldati, il filatore di seta valtellinese Carlo Margolfo - riceviamo l'ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne, gli infermi ed incendiarlo (...). Entrammo nel paese: subito abbiamo cominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l'incendio al paese, abitato da circa 4500 abitanti».

Nel 1973 (era sindaco Pinuccio Perugini) fu organizzato in paese un convegno di studi per denunciare per la prima volta la strage. Da allora, quasi quarant'anni fa, il Comune di Pontelandolfo chiedeva al governo "un atto ufficiale di riconoscimento", che ricordasse l'eccidio e analizzasse il fenomeno del brigantaggio post unitario perchè Pontelandolfo "non sia più nominata terra di briganti bensì città martire e simbolo della sofferta eppure amata Unità d'Italia".

Oggi alle 18 dopo gli onori militari da parte di una rappresentanza di bersaglieri, verrà deposta una corona. Seguirà la scopertura della lapide intitolate alle vittime.

Antonio Di Lorenzo
 
Fonte Il Giornale Di Vicenza.

giovedì 11 agosto 2011

Propaganda e luoghi comuni sul Rapporto socio - economico Nord - Sud Italia ( articolo inviato al quotidiano L'Arena di Verona)

Vorrei esprimere alcune riflessioni sulla lettera dell’Assessore Veneto Ciambetti, pubblicata sull’Arena del 9 agosto , riguardo la crisi economica nazionale.
Nel rilevare i contenuti, piuttosto stereotipati, tipici del pensiero “leghista” volti a confermare il fatto che sono soprattutto le Regioni “virtuose” del Nord a pagare il prezzo della crisi, vorrei tentare di offrire, da meridionalista, una chiave di lettura alternativa, ma soprattutto più approfondita sul rapporto socio-economico Nord-Sud, che vada un pò al di sopra di quello scontato livello dialettico da “osteria”, che prevede un Nord virtuoso, laborioso e onesto, contrapposto al Sud parassita, incapace e disonesto.

Và segnalato che nel Sud Italia, si sta creando un largo moto di ribellione alle accuse di parassitismo e inadeguatezza, di entità direttamente proporzionale agli affondi che la Lega Nord sta mettendo in atto da quando è al potere, grazie a molta gente comune, studiosi e intellettuali meridionalisti ( da non confondere con il movimento pseudo meridionalisti di Miccichè, contiguo e connivente con il governo Berlusconi e indirettamente con la lega) che si pongono l’obiettivo di sfatare tutti i luoghi comuni, perpetuati da un secolo e mezzo, verso i meridionali.

Sul divario Nord-Sud e sul conseguente prodotto economico, che è stato costruito, almeno in parte, il successo della Lega Nord , cioè senza il Sud la ricchezza pro-capite, dei cittadini della Padania, sarebbe stata maggiore perché lo sgravio fiscale sarebbe stato minore; da cui rivendicazione di federalismo, seccessione etc, oltre che un palese astio verso i cittadini parassiti del Sud (basta ascoltare qualche volta radio Padania).
Da meridionale che vive in Veneto come capita al sottoscritto sin dall’adolescenza, e dopo qualche decennio vissuto col senso di colpa e inferiorità per essere nato al Sud e essere forse portatore di qualche gene abnorme (secondo le teorie Lombrosiane), ciò nonostante il conseguimento di una laurea, di specializzazioni varie, della vincita di una decina di concorsi pubblici (senza raccomandazioni), oltre che di una consolidata affermazione professionale (titoli tutti conseguiti presso Università e Istituzioni del Nord, ciò chiarito per non fugare dubbi), è poi giunto il momento di capire, assieme a molti altri conterranei (meridionali), come stanno realmente le cose. 

Ho così scoperto, leggendo, approfondendo e consultando documenti ufficiali, che la storia dell’Unità d’Italia è ben altra cosa rispetto alla storiografia ufficiale e che la ricorrenza dei 150 anni, nel privilegiare la retorica rispetto all’analisi critica, è stata un’occasione persa per meglio spiegare i rapporti tra il Nord e il Sud dell’Italia e che proprio la mancanza di informazioni sull’argomento, è stata la principale generatrice della fortuna della Lega Nord.

Il Regno delle due Sicilie era uno stato pacifico, con una ricchezza molto superiore agli altri stati della penisola e con un livello d’industrializzazione inferiore in Europa soltanto a Francia e Inghilterra. I piemontesi e Garibaldi lo hanno invaso senza una dichiarazione di guerra (così come oltre un secolo dopo fece Saddam Hussein con il Kuwait), e conquistato grazie ad azioni di corruttela degli ufficiali borbonici e all’alleanza con le classi meridionali più losche (mafia e camorra comprese) spogliandolo delle sue ricchezze, chiudendo le sue industrie, massacrando i suoi abitanti (donne e bambini compresi) e soprattutto impedendone lo sviluppo socio-economico a scapito del Nord.

Per chi volesse seguire il percorso storico-culturale, dall’unità fino ai giorni nostri, che spiega alcune della ragioni che hanno reso il Sud subalterno all’economia del Nord, mi limito a consigliare il consulto di scritti di intellettuali ed economisti, sia meridionali che settentrionali, come Nitti, Dorso, Salvemini, Rossi Doria, Saraceno, Sebregondi o, autori più recenti come Aprile, Di Fiore, Ciano, Patruno, Del Boca.

Un’idea piutosto emblematica del problema si può trarre dalle frasi scritte da due grandi intellettuali di segno opposto:“ Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti “ (A. Gramsci) – “Sì è vero che noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno per l’unità. Peccammo di egoismo quando il settentrione fece una barriera doganale per assicurare alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale. Riuscimmo a far affluire dal Sud al Nord enormi ricchezze” (L. Einaudi). 

Ci viene da sempre rinfacciato che il meridione avrebbe beneficiato di ingenti somme, poi sperperate, tramite la cassa per il mezzogiorno; scopro poi che queste somme, dell’entità dello 0,5 % del PIL, dovevano contribuire, tramite un intervento straordinario, a fare quello che nel resto d’Italia veniva effettuato tramite leggi e finanziamenti ordinari.
I presunti o forse veri sperperi dei tempi della Cassa per il Mezzogiorno hanno così reso giustificabile, secondo la morale Leghista, la “raffinata” operazione di trasferimento dei fondi FAS, destinati alle aree sottosviluppate, alla copertura delle multe dei lattai padani.

Giunti ai nostri giorni leggo che l’Economista Paolo Savona (già ministro del governo Ciampi), attraverso una ricerca statistica, ha scoperto che, nel 2010, su 72 miliardi di euro, spesi da cittadini del Sud per beni di consumo, 63 sono andati al Nord e 9 al Sud; ebbene nonostante ciò, i nostri “fratelli” del Nord si lamentano di pagare più tasse, così come il sociologo Ricolfi conferma nel suo tautologico libro “Il sacco del Nord”; secondo la loro logica è giusto che a pagare più tasse siano quelli che guadagnano meno e che arricchiscono gli altri.

Si pretende poi che il Sud diventi competitivo economicamente, dimenticando però che ci sono il 30 % di infrastrutture in meno rispetto al resto del paese, che esiste l’autostrada più disastrata d’Europa, la Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori sono in mano anche ad aziende del Nord.
Con questo non si vuole certamente dimenticare le gravi responsabilità di politici meridionali certamente molto più attenti ai loro interessi che non a quelli delle popolazioni che avrebbero dovuto tutelare. 

Vengono giustamente messi in risalto sprechi e ruberie da poteri meridionali malavitosi, mentre sembrano più “leggiadri” i livelli di corruzione dei poteri del Nord, basta ricordare l’iter tangentizio scoperto per la costruzione della Metropolitana di Milano negli anni ’80, o le autostrade Torino-Novara o Firenze- Bologna, costate sette otto volte in più di quelle francesi o spagnole.

Mi si potrà certamente accusare di essere di parte e forse lo sono, ma trovo incivile e grossolano individuare, nel Sud, il capro espiatorio dei mali dell’Italia, come se Tangentopoli fosse nata a Napoli e non a Milano (con Bossi condannato per avere intascato tangenti Enimont); oppure come se la truffa Parmalat si fosse sviluppata a Catania piuttosto che nella fantomatica Padania.

Poi si leva la croce al disoccupato calabrese assunto alla forestale che, in mancanza di altri sbocchi lavorativi, guadagna 1200 euro al mese e venga ritenuto un ladro, mentre il figlio di Bossi che di euro al mese ne guadagna all’incirca 12000 (pur risultando uno studente non particolarmente brillante) viene considerato un giovane politico emergente. 

Tutto questo succede a dispetto di milioni di cittadini settentrionali onesti, come di milioni di cittadini meridionali onesti.

Vincenzo Cesario
Coord. Provinciale Verona del Partito del Sud

sabato 6 agosto 2011

DA VICENZA LE INSINUAZIONI DI UN ASSESSORE SUL VALORE DEGLI STUDENTI DI REGGIO CALABRIA.

Vuoi vedere che il Sud, anche quando si fanno le cose perbene, deve dare una giustificazione? 
Perchè essendo una terra difficile e malata di 'ndrangheta, quella calabrese, non può eccellere in niente che non sia malaffare e criminalità.

Roma - (Adnkronos) - L'assessore provinciale alla Pubblica  Istruzione di Vicenza aveva sollevato dubbi sui venti studenti che hanno ottenuto cento e lode agli esami di maturità e chiesto i verbali. La replica del dirigente scolastico del liceo Da Vinci: ''Non ho dato seguito alla richiesta dell'assessore perché la ritengo una polemica sterile, ma può venire a Reggio Calabria quando vuole. E non perché dobbiamo dare dimostrazioni, anzi sarei felice di ospitarla per mostrare i risultati realizzati. E' questo il nostro modo di risponderle''. Il dirigente scolastico del liceo scientifico 'Leonardo Da Vinci' di Reggio Calabria, Giuseppina Princi, replica con un invito alla polemica alzata dall'assessore provinciale alla pubblica istruzione di Vicenza, Morena Martini, che aveva sollevato dubbi sui venti studenti che hanno ottenuto cento e lode agli esami di maturità del 2010 e chiesto i verbali.


''Noi - spiega all'ADNKRONOS la dirigente calabrese - ci confrontiamo in competizioni nazionali con le scuole di tutta Italia e abbiamo rappresentato il Paese nelle finali internazionali. Un nostro studente ha ottenuto la medaglia d'argento alle Olimpiadi di biologia che si sono svolte a luglio a Taiwan, portando lustro a tutta l'Italia''.

Un altro ragazzo del 'Da Vinci' a settembre volerà in Kazakistan per partecipare alla finale delle Olimpiadi di astronomia, la cui selezione nazionale si è svolta proprio nel liceo reggino, che ha strappato la sede a un istituto di Torino. Se l'assessore provinciale vicentina poneva un dubbio sulla ''manica larga'' in fatto di assegnazione di voti dei docenti reggini rispetto a quelli settentrionali, i risultati dei ragazzi nelle competizioni scientifiche internazionali dimostrano che il dato non è sempre soggettivo. La dirigente Princi spiega che anche nella scuola per il giudizio sulle performance degli studenti vengono seguiti ''criteri oggettivi, decisi a livello collegiale, come la capacità critica e la capacità logica, la capacità di fare collegamenti interdisciplinari e così via''. Qual è il segreto della scuola? ''E' il risultato lusinghiero di un lavoro di gruppo che lavora con impegno e abnegazione - spiega Giuseppina Princi - sia il corpo docente, sia il personale Ata, e le famiglie che seguono da vicino i loro ragazzi. Questi ragazzi antepongono lo studio ad altro, e vi si dedicano con impegno e sacrificio''.

La scuola aiuta anche i ragazzi con difficoltà, promuovendo corsi differenziati nelle ore pomeridiane ''per dare l'opportunità di recuperare le lacune e non appiattire il livello complessivo delle classi'' dice ancora la dirigente. E ha fatto ancora di più. Quest'anno è andata a reperire i dati degli studenti già laureati seguendoli anche nel percorso universitario. ''Tutti - spiega Giuseppina Princi - hanno superato gli esami alla Bocconi di Milano o alla Normale di Pisa, e alla Sapienza di Roma. E nel loro percorso accademico continuano ad avere ottimi risultati''. Quest'anno altri venti studenti si sono diplomati con cento e lode. Su un totale di 380 maturandi è una cifra proporzionata. Le parole che riassumono l'offerta formativa nel complesso è ''serietà e impegno''. Sarà questo a invogliare i genitori a iscrivere i loro figli al liceo scientifico 'Da Vinci'. Quest'anno si è registrato un vero boom delle iscrizioni, con 450 alunni che si aggiungeranno ai 1800 che già frequentano l'istituto.

Replica all'assessore vicentino anche il collega calabrese. ''La Magna Grecia è stata la culla della civiltà. Storicamente le università antiche del Sud, da Napoli a Messina, hanno sfornato le migliori intelligenze, ed è nato qui quel grande filosofo che è Tommaso Campanella'', ha sottolineato l'assessore comunale alla Pubblica Istruzione di Reggio Calabria, Vincenzo Nociti invitando la collega a fare visita a Reggio Calabria. ''Si renderebbe conto - ha concluso - delle bellezze, delle intelligenze e della qualità delle risorse che abbiamo''.
Fonte Adnkronos.

mercoledì 20 luglio 2011

SCANDALO A VERONA: Mandorlini lancia cori razzisti contro la Salernitana

20 lug. Il confine che separa la goliardia dal razzismo può essere paragonato a un piccolo filo, a seguito di quello che è accaduto in quel di Verona, durante la presentazione della squadra, questo filo è stato senza dubbio spezzato. Andrea Mandorlini, tecnico dell’Hellas Verona, ha pensato bene di incitare i tifosi veronesi presenti alla presentazione della squadra a scandire cori contro i salernitani come “Ti amo terrone”, il tutto sotto gli occhi divertiti dei giocatori e delle autorità.

Tra Verona e Salernitana vi è una rivalità che risale alla scorsa stagione, quando le due squadre si sono affrontate nella finale dei playoff di serie C1. In quell’occasione era stato il Verona a spuntarla, e la sconfitta è costata alla Salernitana il fallimento della società. Proprio questo aveva fatto andare su tutte le furie Mandorlini, il quale aveva accusato la Salernitana di aver già ricevuto abbastanza aiuti in campo.

E’ l’ennesimo brutto capitolo per il calcio italiano, un episodio di scarsa sportività reso ancora più grave dal fatto che a far partire i cori sia stato un tesserato della società, e che la società non solo non ha preso le distanze dal gesto, ma ha anche, con il suo silenzio, mostrato di apprezzare la trovata del suo mister.

Fonte articolotre.com

martedì 12 luglio 2011

COMUNICATO CDN 12/07/2011

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In merito ad alcune notizie riportate erroneamente dalla Stampa e da alcuni blog ed anche alcune dichiarazioni ambigue riportate anche dal sito www.iosud.it, dove si parla della nascita di un "nuovo Partito del Sud" a proposito di una riunione fondativa a Bari del 14 luglio con la presenza dei movimenti "Io Sud", "Forza del Sud" e "Noi Sud", si precisa che il nome Partito del Sud è stato regolarmente registrato dal nostro movimento, nato a Gaeta nel dicembre 2007 su iniziativa di Antonio Ciano e con Presidente nazionale Beppe De Santis dal 2010, tale nome non puo' essere utilizzato senza l'autorizzazione del Consiglio Direttivo Nazionale del nostro movimento.
Ricordiamo che il vero Partito del Sud ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 in Sicilia, a diverse elezioni amministrative del 2009 e alle recenti elezioni amministrative del 2011 di Napoli nella coalizione vincente che ha appoggiato la candidatura di Luigi De Magistris. Inoltre riteniamo il governo attuale di centrodestra, con la "golden share" della Lega Nord, il più anti-meridionale della storia dai tempi di Cavour, Ricasoli, Rattazzi e Crispi. Non si può affermare di essere difensori del Sud e poi allearsi con i nostri nemici "naturali", con chi prosegue nelle azioni di impoverimento del Sud e continua con un atteggiamento razzista e offensivo verso il popolo meridionale, dal taglio dei fondi FAS alle regioni meridionali e il loro parziale dirottamento a favore degli allevatori padani alle recenti vergognose dichiarazioni dei leghisti su Napoli.
Abbiamo già diffidato in passato l'On. Miccichè da ogni utilizzo improprio del nome "Partito del Sud", la stessa diffida la inoltriamo alla Sen. Poli Bortone ed a tutti gli invitati dell'evento del 14 luglio a Bari.
B. De Santis, A. Ciano, A. Balia, E. Riccio, N. Cuccurese
Il Consiglio Direttivo Nazionale
PARTITO DEL SUD

Ma guarda te. C'è ancora chi si dimette per dei principi

È un assessore comunale Udc di Vicenza
 
Ci voleva un giovane democristiano a rilanciare un istituto tipico della Dc della prima repubblica: le dimissioni. A Vicenza, l'assessore comunale agli Affari legali, patrimonio, e Turismo, Massimo Pecori, dell'Udc, ha rimesso il mandato al sindaco Achille Variati per non creare conflitti di interesse col padre, Paolo Pecori, prossimo alla nomina a capo della Procura generale vicentina. Un gesto d'altri tempi, che il giovane assessore, già difensore civico, candidato sindaco per il partito di Casini nel 2008 (4,4% dei voti) e poi entrato, un anno fa circa, in giunta con il centrosinistra, ha reso noto nei giorni scorsi, quando la carriera di magistrato era prossima a questo avanzamento. «Pur non essendoci motivi di incompatibilità», ha dichiarato alla stampa cittadina, «nel momento in cui mio padre, attualmente reggente della procura di Vicenza, diventasse capo della procura stessa, per evitare possibili motivi di imbarazzo ritengo sia giusto che io lasci questo incarico politico». Scelta, per sua ammissione, abbastanza sofferta: «Per me è ovviamente un peso rinunciare a un mandato che avevo assunto neppure un anno fa, al tempo dell'ingresso del mio partito, l'Udc, nella maggioranza che governa Vicenza. Nonostante il dispiacere», ha proseguito, «questa è una scelta che ritenevo in coscienza di dover fare». Il giudice Pecori, attualmente «reggente» della Procura vicentina, è in magistratura da 43 anni, da prima cioè che nascesse il figlio, che di anni ne ha 36. Entro le prossime due settimane, il Consiglio superiore della magistratura deciderà l'assegnazione di quella sede, vacante appunto dopo il pensionamento di Ivano Nelson Salvarani (l'uomo che indagò per corruzione Carlo Bernini e Gianni De Michelis ai tempi di Tangentopoli) e Pecori padre resta in pole position, come anzianità di carriera, per quell'incarico. La presenza del figlio in un posizione politica di livello nella stessa sede, se non ostacolava la figura di reggente, poteva indurre Palazzo Marescialli ad accantonare il nome del magistrato. Cosa che Pecori junior ha voluto evitare. Nella lunga storia democristiana, una clamorosa inversione di tendenza: dopo i casi di figli che hanno sancito la disfatta politica dei padri, Attilio Piccioni col figlio Piero, coinvolto nel caso Montesi negli anni '50, e Carlo Donat Cattin con l'ultimogenito Marco, terrorista di Prima linea negli anni '80, la storia di un democristiano-figlio che fa un passo indietro per non nuocere al padre.
Fonte Italiaoggi.it

martedì 28 giugno 2011

IL RISCHIO GUERRA CIVILE PUO’ ESSERE DIETRO L’ANGOLO

Centocinquantanni  fa il Principe di Salina riferendosi ai cambiamenti connessi all’incipiente Unità d’Italia preconizzò chiarissimo: “ tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli…; e dopo sarà diverso ma peggiore. Noi  fummo i gattopardi, i leoni: quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene”. (il Gattopardo, Feltrinelli ‘94 p.168)
Questa frase -che è la vera sintesi e sostanza dell’opera e del pensiero di Tomasi di Lampedusa scritta nell’ormai lontano 1957- si rivela oggi a noi posteri, in tutta la sua terribile realtà e concretezza; in quella frase è materializzata una fase di un secolo e mezzo che ha premiato appunto le iene e gli sciacalli a spese dei lavoratori e dei meritevoli.

Oggi  nell’anniversario di quella Unità relativamente a quella profetica analisi sociale e politica dobbiamo dire che l’attuale situazione creata dal governo Berlusconi-Bossi- Scilipoti & C.  porta inevitabilmente alla fine sociale ed economica del Sud (e probabilmente anche del resto d’Italia); fine decretata da una macchina amministrativa e politica incapace di rispondere alle necessità.
Il nostro premier ha recentemente riaffermato la stabilità del governo dicendo: “a questa maggioranza non v’è alternativa”. Ed  è vero, sul piano parlamentare non esiste alternativa e non ve ne sarà.
Il livello comatoso in cui versa la classe politica non permette di ipotizzare una alternativa governativa da nessuna parte.
Però essere al governo per mancanza di alternative non è edificante e sarebbe meglio non dirlo neanche se fosse vero.

Se non si risolvono i problemi la gente cerca e trova le alternative a modo proprio.
Per  le strade di Napoli l’alternativa che si sta profilando e quella della morte per malattia. Quindi  la guerra civile è il male minore.
Anche  alla disoccupazione non v’è alternativa se non arrampicarsi sui tetti o assaltare qualche palazzo pubblico.  Cosa dire dei No Tav? e se il governo avesse insistito con il nucleare cosa si sarebbe prodotto?
Confondere la governabilità con la violenza -ancorchè di Stato- è un errore che porta dritto alla guerra civile. Ma a chi serve continuare ad affondare il Sud? Come non si riesce a vedere che un ulteriore imbarbarimento della situazione meridionale porta al collasso dell’intero sistema? A chi giova continuare a lasciare l’immondizia per strada, perseguitare i contribuenti, precarizzare ulteriormente i lavoratori, lasciare nel disservizio i cittadini, azzerare l’economia…?
Fonte Ondadelsud.it

mercoledì 22 giugno 2011

IL SENATO ITALIANO NON ESISTE! - GUARDATE ATTENTAMENTE IL VIDEO!

In questo video realizzato da Stefano Lentini del gruppo Violalive si mette a nudo con crudezza i riti di un Parlamento dove nessuno ascolta, svuotato delle sue funzioni e lontano dalla realtà. Girato con pochissimi mezzi, il documentario-denuncia sta circolando molto nel Web.

martedì 14 giugno 2011

La politica gossippara e il popolo governante

Naturalmente questi referendum avranno delle conseguenze politiche. Perché modificano i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. La maggioranza ha subìto una sconfitta, dal momento che si era si era schierata contro i referendum. L'opposizione - che invece aveva appoggiato i referendum - trova confermata la spinta che qualche settimana fa le aveva permesso di vincere le elezioni amministrative. E quindi non è da escludere la possibilità di una crisi di governo, e in quel caso è abbastanza probabile che si vada ad elezioni anticipate. Dipenderà da molti fattori, il primo dei quali è la Lega Nord. Se resterà fedele a Berlusconi, la crisi non ci sarà, perché Berlusconi cercherà di arrivare al 2013. Se invece la Lega penserà che andando avanti così si perdono altri consensi, allora taglierà l’ossigeno al governo e l’avventura iniziata nel 2008 si concluderà. Cosa succederà poi, al momento, è mistero. Sia per la destra che per la sinistra.
Però - dopo aver svolto queste considerazioni - bisognerà anche dire che l’importanza dei  referendum non era solo nella loro “valenza” politico-simbolica. L’importanza stava nel merito dei quesiti, che erano importantissimi e riguardavano un pezzo molto importante della struttura economica italiana. Gli elettori sono stati chiamati a scegliere sulla politica energetica e sulla proprietà dell’acqua. Cioè sul modo di produrre e di distribuire alcune risorse essenziali di una società moderna. E la risposta degli elettori è stata chiarissima: «Non vogliamo il nucleare, perché lo consideriamo pericoloso per l’ambiente e per gli esseri viventi; non vogliamo che l’acqua diventi un business ma vogliamo che resti una risorsa pubblica, a disposizione di tutti e gestita dallo Stato».
Da oggi in poi la politica dovrà tenere conto di queste scelte compiute dall’elettorato. Non si può rispondere al referendum - come stanno facendo alcuni osservatori conservatori - dicendo: «Ma queste scelte sono antieconomiche». E’ una considerazione priva di valore. Sono scelte del popolo sovrano: punto e basta. E’ chiaro che la scelta nucleare e la privatizzazione dell’acqua avrebbero premiato il profitto. E alcuni economisti dicono che la crescita dei profitti spesso porta a un beneficio generale per l’economia. Ed è chiaro che nella politica italiana, gestita negli ultimi 15 anni da governi di destra e di sinistra, il profitto è sempre stata la bussola fondamentale. Beh, ora qualcosa è cambiato: gli elettori hanno detto che per loro così non va bene. Il profitto non è tutto. Non è l’astro attorno al quale ruota la vita pubblica. Non è l’interesse generale che deve guidare ogni scelta politica. Questo pronunciamento mette in crisi l’intera classe politica italiana. A partire dal premier. E mette in discussione, seriamente, il sistema dei valori berlusconiani. Cioè avviene quello che non è avvenuto - come prevedevano politologi, intellettuali e leader politici - per mano dei giudici. L’elettorato è restato indifferente alla pioggia di inchieste e agli scandali sessuali. E’ andato al sodo. Ha detto: «Lasciamo il gossip e le risse a voi ceto politico, noi popolo vorremmo occuparci di politica vera...».
Non vi sembra straordinario quello che è avvenuto? Il ceto politico tutto indaffarato a chiacchierare e a spiare le camere da letto, e il popolo impegnato a compiere le grande scelte di politica economica... Chissà se il ceto politico – di destra e di sinistra – capirà questa lezione.
Piero Sansonetti
Fonte CalabriaOra.