“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

lunedì 30 aprile 2012

L'assessore Marco Esposito "Il primo pensiero a chi si toglie la vita"


Per la Festa del Lavoro un omaggio "alle persone che in questi giorni a Napoli si sono tolte la vita. Un dramma umano, personale e sociale".

"Viviamo tempi difficili. Il primo pensiero va a Giovanni, a Diego, alle persone che in questi giorni a Napoli si sono tolte la vita per la perdita del lavoro. Un dramma umano, personale e sociale. Sono morti che parlano, che urlano. Così come gridano vendetta le morti dei caduti del lavoro". Questa la dichiarazione dell'assessore al Lavoro del Comune di Napoli, Marco Esposito, in occasione del Primo Maggio

"E non a caso il Primo Maggio alle 10 sarò con il sindaco a Bagnoli per scoprire una lapide in ricordo di chi ha perso la vita ucciso dalla colpevole mancanza di rispetto della legge sulla sicurezza del lavoro - aggiunge - Lavoro che costa la vita, da difendere con la vita. Per questo il Primo Maggio alle 12 ricorderemo con il Partito del Sud i primi operai della storia d'Italia caduti sotto i colpi di fucile dei Bersaglieri: a Pietrarsa, nel 1863, in quella che era la più grande officina del neonato stato unitario. Un primato che ci hanno strappato con la violenza".

"Ma - continua Esposito -  proprio perché viviamo tempi duri, dobbiamo dare forza e ringraziare i tanti artigiani, commercianti, impiegati, imprenditori, insegnanti, operai, professionisti che non cedono e fanno fino in fondo il proprio dovere. E dobbiamo guardare avanti: ci sono giovani che provano a costruire con le proprie energie e con l'aiuto del Comune un futuro di sviluppo. Non lontano da Pietrarsa, a San Giovanni a Teduccio, tra pochi giorni si daranno appuntamento nell'incubatore d'impresa Vulcanica-mente i migliori talenti della città. Il lavoro si crea con l'innovazione: è grazie a loro e a chi nonostante tutto coltiva la speranza se in questo Primo Maggio c'è ancora la forza di festeggiare".


Fonte: La Repubblica

Terrone Day il video:Si ringrazia Marco Rossano per la partecipazione all'evento e per la realizzazione di questo bel video.

Sole e antirazzismo è la festa del TerroneDay

Manifestazione di orgoglio meridionalista tra Castelbelforte, San Giorgio e Gazoldo degli Ippoliti  

CASTELBELFORTE. E venne il giorno del Terrone. O Terrone Day, come è stata chiamata dagli stessi organizzatori la manifestazione d’orgoglio meridionalista messa in piedi dal Partito del Sud. Nel volantino che da settimane annunciava l’iniziativa, un sole splendente campeggiava ed era la “o” di terrone. Giornata suddivisa in tre tappe: in mattinata a Castelbelforte, pomeriggio a San Giorgio e alla sera la cena in un ristorante di Gazoldo.
Iniziamo dalla mattinata, e da un gazebo montato davanti al municipio di Castelbelforte, cioè proprio lì dove tutto nacque alcuni mesi fa. Durante la sospensione di una seduta consiliare, un cittadino tra il pubblico espresse ad alta voce opinioni non proprio benevole verso i «terroni». Ad ascoltare c’era Francesco Massimino, referente provinciale del Partito del Sud, che protestò.
Il giorno seguente chiamò la Gazzetta riferendo indignato che né il sindaco né il suo vice, leghisti gli avevano presentato delle scuse.
Serviva uno scatto d’orgoglio, così ebbe l’idea. «È l’orgoglio di essere meridionali – spiega – ma noi, Partito del Sud, non siamo la Lega del Sud. Lo dimostra il fatto che ho sposato una donna del posto, i miei figli sono nati qui e io abito nel Mantovano da 22 anni». La rabbia c’è, ancora tanta: «Non accettiamo più di essere etichettati come dei parassiti, dei mafiosi, la palla al piede del Nord» si sfoga «non vogliamo più sentirci stranieri in casa nostra e non vogliamo più leggere il famoso cartello: non si affitta ai meridionali».
Orgoglio meridionalista, gridato sotto le finestre della sindaca padana Graziella Bussolini. A prendere le difese dell’amministrazione, però, è il vicesindaco Massimiliano Gazzani: «Prendiamo atto di questa manifestazione: siamo in democrazia, ognuno ha il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero nel rispetto delle regole» esordisce. Ma ritorna anche sulla grande offesa: «Il signor Massimino, il giorno dopo la seduta consiliare incriminata, mi ha telefonato per riferirmi di quegli insulti. Non possiamo sentirci responsabili per quanto accaduto quando la seduta era sospesa. Non eravamo in aula, e non vedo cosa c’entri l'amministrazione per le dichiarazioni fatte da un cittadino. Certo è che il signor Massimino si è guardato bene dal riferire che ci siamo incontrati per parlare dell’episodio».
Nel pomeriggio la tappa san giorgese. Una sessantina di persone ha affollato l'auditorium comunale, e più tardi erano attesi altri simpatizzanti per l'arrivo dell'assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Marco Esposito. Sul palcoscenico si sono esibiti il cantante Mimmo Cavallo, hanno parlato gli scrittori Pino Aprile e Lino Patruno, quindi l'artista Roberto D'Alessandro e il documentario “Cento passi per la libertà”.
Ancora Massimino a incitare l’uditorio: «Vogliamo essere la cerniera per unire il Nord con il Sud. Nel Settentrione ci sono 14 milioni di immigrati del Meridione, perché i nostri politici non hanno saputo sfruttare le risorse che abbiamo al Sud». Il Partito del Sud, fondato a Gaeta, a livello provinciale conta una trentina di iscritti. Ma per Massimino cresceranno, visto che si stanno «svegliando i dormienti che non avevano un'identità politica». Gli obiettivi? Non diventare un Carroccio del Sud, niente secessionismo, ma pari opportunità a tutti, senza guardare alla provenienza. Sono pronti a scendere in campo alle elezioni, ad allearsi con tutti. Ma niente Lega e Pdl. (Graziella Scavazza e Lino Fontana

Fonte:Gazzetta di Mantova.it

mercoledì 11 aprile 2012

Se il 'Carroccio' è nato e morto in Calabria


CATANZARO Il Carroccio è nato e morto in Calabria. Qui la culla, qui la tomba.
Sembra eccessivo? Seguiteci.
“Il Carroccio” fu inventato dall’arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano nell’XI secolo. Il suo uso partì da Milano diffondendosi in molti comuni dell’Italia settentrionale, in Toscana e fuori d’Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV. Il carroccio della Lega lombarda fu protagonista nella battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, durante la quale era difeso dalla compagnia della morte, guidata da Alberto da Giussano. Quest’ultimo “offrì” la sua icona a Umberto Bossi che il 4 dicembre 1989 fece nascere il Movimento Lega Nord, il cui atto costitutivo e relativo statuto furono sottoscritti il giorno 22 novembre dello stesso anno davanti ad un notaio di Bergamo.
Quello che non si sa, però, è che “Il Carroccio”, come simbolo di un movimento politico dell’era moderna, era stato già inventato molti anni prima in Calabria. E precisamente a Lamezia Terme che, a quel tempo, era fresca di unificazione per il congiungersi delle città di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia. Artefice di quell’intuizione fu il senatore lametino (eletto il 28 aprile ’63) Arturo Perugini che coronò la sua prima proposta del 1963 (che non ebbe seguito perché ancora non c’erano le regioni) con la legge n. 6 del 4 gennaio 1968. Fu sempre Perugini che s’inventò, per sostenere le ragioni della grande Lamezia, la lista civica “Il Carroccio” che lo portò alla guida del comune. Dunque, il senatore calabrese arrivò prima del senatur lombardo. Ma anche in un paesino dell’Aspromonte orientale della provincia di Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, fu eletto un sindaco col simbolo del Carroccio.  Nel tempo la Lega Nord ha presentato il suo simbolo nelle varie elezioni tenute in Calabria. Senza fortuna. Qualche accordo con forze locali è sistematicamente abortito. Poi nel marzo del 2009 la Lega Nord ufficiale sbarcò in Calabria e, nel corso di una conferenza stampa, tentò di gettare il seme virtuoso. Vennero tre parlamentari leghisti: il senatore Enrico Montani (sposato con una calabrese di Bova Marina), commercialista di Verbania, che era l’osservatore ufficiale, gli onorevoli Giovanni Fava (capo delegazione e responsabile della Lega per il Centro-Sud), ragioniere di Mantova, e Franco Gidoni, ingegnere di Belluno. Portarono la bandiera padana, i semi di ravanello, il distintivo con la spada di Alberto da Giussano, le t-shirt col volto di Bossi. Il partito di Bossi decise a quel tempo di scendere nell’Italia meridionale per cercare di mettere radici esportando il proprio modello organizzativo. Da lì partì un tour che toccò le regioni meridionali. Da via Bellerio, sede nazionale del partito, immaginarono riscontri positivi in attesa di ricevere adesioni. Che non arrivarono mai, perché in loco trovarono per lo più improbabili ascari che cercavano semplicemente un desco. L’obbiettivo di allora erano le elezioni europee dove nel 2004 il Carroccio lumbard raccolse, nella circoscrizione meridionale, 21.521 voti di cui 2.518 in Calabria.
Ma i disegni leghisti erano troppo ambiziosi perché avrebbero voluto conquistare in tutto il Sud 200.000 voti. Il resto è storia d’oggi perché il pm Giuseppe Lombardo, della Dda di Reggio Calabria, ha messo nei guai, con la sua inchiesta, Umberto Bossi, costretto a dimettersi, e il suo cerchio magico. Il Trota, Rosy Mauro e Francesco Belsito, lo Scilipoti calabro-ligure-lombardo.

Fonte CalabriaOra.it

L’effetto devastante della Lega Nord: la Questione Meridionale cancellata e sostituita dalla Questione Settentrionale, con la complicità dei media


Ricevo questo articolo, contenente alcune interessanti considerazioni anche sugli obiettivi da porsi per il nostro Partito, da Vincenzo Cesario Coord. Provinciale del PdSUD di Verona e posto:

Di Vincenzo Cesario
I recenti fatti di cronaca che hanno fatto emergere il profondo malaffare dentro la Lega Nord, meritano una ampia riflessione che interessa molto da vicino il destino dei Sud, e in particolare il nostro partito, affinchè mediti interventi e strategie politiche future, volte a stravolgere dalle fondamenta, una situazione estremamente sfavorevole per le nostre terre e i nostri popoli, a tutti i livelli: sociale, culturale, politico e economico.
E’ un compito immane, di cui il Partito del Sud deve acquisirne consapevolezza, essendo al momento l’unico movimento d’ispirazione meridionalista (scontata l’esclusione dei partiti falso-meridionalisti dei vari Miccichè, Iannacone, Poli-Bortone, Lombardo) a fare politica attiva con passione e volontà che non mancano, ma che non possono bastare.
Se torniamo ad analizzare gli scandali recenti della Lega Nord, pur non mancando l’interesse dei mass-media, si nota, da parte del mondo dell’informazione e della politica, una generale tendenza ad ammortizzarne la gravità, celebrando addirittura Bossi come uno statista che è incappato in un banale incidente di percorso (Bruno Vespa sic !).
Questo non tenendo minimamente da conto lo sconcertante curriculum del fondatore della Lega Nord, che già agli albori della sua carriera politica, intascava tangenti Enimont alla stessa stregua di democristiani e socialisti, e che, considerata la sua turpe storia ignorata dal grande pubblico, sarebbe stato più realistico accostare a Mamma Ebe e Vanna Marchi, piuttosto che a De Gasperi e Togliatti.
D’altro canto quanto scoperto di recente sulla Lega Nord, non rappresenta per nulla un fulmine a ciel sereno, in quanto già decine di esponenti leghisti risultano indagati o condannati a reati dei più vari: dal peculato al riciclaggio, dall’evasione fiscale al millantato credito, dalla concussione alla truffa, dallo sfruttamento della prostituzione allo stupro (tutto questo è ampiamente documentato); ma tutto ciò passa inspiegabilmente in second’ordine e la Lega Nord continua ad essere contrabbandata come il movimento che rappresenta, in positivo, la diversità.
Ciò nonostante l’evidenza che, dovunque governi, esercita il potere attraverso clientele e nepotismo tali da fare impallidire i partiti della prima repubblica; ma anche questo viene totalmente celato dall’informazione, esclusa qualche solita eccezione ( es. Report in una recente trasmissione su Verona).
Il mondo dell’informazione dimostra un inspiegabile livello di tolleranza anche verso le posizioni palesemente razzistiche, in nome del bisogno di ordine e onestà della gente del Nord di cui la Lega si erge da estrema portavoce, così che i suoi rappresentanti imperversino in televisione, e pur esponendo argomentazioni da osteria, vengono riveriti dai conduttori e nessuno li contraddice.
Capita , in una importante trasmissione, che un rappresentante della Lega si lamenti del fatto che i controlli fiscali avvengano a Cortina d’Ampezzo e non allo Zen di Palermo, senza che uno straccio di politico o giornalista ne evidenzi la palese incongruenza di simile comparazione.
Oppure l’omnipresente Salvini che non perde occasione di ricordare che il Nord paga 60 (a volte diventano anche 70 o 80) miliardi di euro di tasse, senza che mai un politico o giornalista gli ricordi che su 72 miliardi di beni di consumo, spesi al Sud, ben 63 vanno al Nord e che non rappresenta una anomalia il fatto che a pagare più tasse siano coloro che maggiormente guadagnano e che, semmai l’anomalia riguarda il fatto che la parte del paese più ricca è tale perchè guadagna, in maniera sproporzionata, rispetto alla parte più povera.
Se poi succede che qualcuno osi mettere in discussione la purezza della Lega, come di recente è capitato a Roberto Saviano, che ipotizzava dei legami con la Ndrangheta, ecco che scatta la controinformazione-propaganda con Maroni a cui gli si concede, per oltre un mese, di andare in televisione a smentire e diffamare il povero scrittore, il cui tempo, galantuomo, gli ha dato ragione, senza che poi un cane di giornalista abbia denunciato l’onta e la figuraccia di Maroni che, candidandosi a nuovo leader, si dimostra nella migliore delle ipotesi un oggetto estraneo al suo movimento.
Non riveste poi alcuna meraviglia che, nell’informazione pubblica e privata, non ci sia anima viva che solamente accenni o si domandi sulle condizioni storiche che possano aver reso il Sud così povero e arretrato, sostenendo così direttamente o indirettamente le tesi leghiste sulle responsabilità oggettive e soggettive delle regioni meridionali e dei suoi abitanti: i grandi meridionalisti Nitti, Salvemini, Gramsci, Dorso, Sturzo, Fortunato sembra che non siano mai esistiti per l’informazione di regime e non.
Ma l’aspetto che colpisce di più si può trarre da un recente editoriale del Corriere della Sera, a firma P.G. Battista, che nel celebrare Bossi (anche lui, sic !), afferma che egli ha avuto il grande merito di far emergere la questione settentrionale.
Passano così in second’ordine tutte le buffonate, le volgarità, la propaganda, il populismo e le analisi grossolane messe in atto da autorevoli esponenti della lega, e persino il regalo più grande che recentemente hanno fatto alla nazione, cioè la condanna dell’Alta Corte di Strasburgo per violazione dei diritti umani per gli immigrati morti nel Canale di Sicilia; la Lega non si discute perché portatrice delle istanze del Nord.
Questo rappresenta il punto cruciale: la Lega nell’appropriarsi della questione settentrionale, è riuscita contestualmente a cancellare definitivamente dall’agenda politica la questione meridionale, e ciò risulta ancora più sconcertante se si tiene conto del fatto che oggi il Sud versa in condizioni peggiori rispetto a 30-40 anni fa, quando, seppur affrontandolo in modo insufficiente e sbagliato, il mondo politico almeno riconosceva i problemi del Sud.
Resta un paradosso tutto italiano il fatto che la questione meridionale, essendo stata affrontata male in passato, viene totalmente cancellata, invece di analizzarne gli errori e correggerne l’approccio.
Risulta per alcuni aspetti surreale che, per il mondo politico (compresi i parlamentari meridionali ahimè), il problema principale del paese sia che la parte che più ricca non lo sia a sufficienza per colpa della parte più povera.
Rispetto a quanto descritto finora si possono così individuare due aspetti cruciali:
- La Lega Nord è un cancro infiltratosi nel mondo dell’informazione, della cultura e del potere, di cui la società si è assuefatta, e non ci si illuda che verrà intaccato significativamente dalle vicende politico-giudiziarie di questi giorni, in quanto ha già offerto prova di essere in grado di nascondere le parti peggiori, che non sono poche, con la connivenza dell’informazione e dei poteri forti.
- La Lega Nord è il peggiore nemico del Sud, nonostante altri movimenti meridionalisti tendono a non riconoscerlo, appellandosi al fatto che il Nord è sempre stato contro il Sud a prescindere dalla Lega. Questo è vero solo in parte, ma la Lega è riuscita a far cancellare totalmente la questione meridionale.
Semmai volessimo porre qualche speranza sul nuovo governo, non ci resta che piangere: in una recente intervista, il sempre presente, sottosegretario all’economia Polillo ha affermato che non è compito dello stato intervenire sui destini economici dei vari territori, ma questo dipende soltanto dal mercato; dimenticando, o ignorando, che lo stato ha l’obbligo di creare le condizioni affinchè un territorio possa svilupparsi (vedi voce infrastrutture, e non solo), altrimenti Polillo dovrebbe spiegarci a cosa serve la politica.
A questo punto si può capire quale fardello e arduo compito si mette sulle spalle il Partito del Sud in una sfida durissima e con presupposti ampiamente sfavorevoli: siamo da soli, siamo in pochi, abbiamo scarsa visibilità, siamo senza risorse; abbiamo inoltre contro di noi il mondo economico, politico e informativo.
Quali obiettivo porsi dunque ?
1        Crescere sia sul piano quantitativo che qualitativo
2)     Acquisire un’identità politica esclusiva, riconoscibile, che non venga confusa con altri movimenti o partiti
3)    Acquisire visibilità, senza la quale il Sud non ha voce
4)   Proporre un progetto politico assolutamente peculiare ma semplice e innovativo e che offra soprattutto, le più ampie garanzie di trasparenza ai cittadini meridionali, a maggior ragione in un periodo di totale sfiducia verso i partiti tradizionali, marcando una totale discontinuità con il passato, ad esempio attraverso il ripudio di qualsiasi forma di clientelismo.
5)     Creare convergenze con la società meridionale nel complesso ( mondo produttivo, sindacale, giovani).
6) Contrapporsi senza compromessi alla Lega Nord, dimostrando e offrendo ampie garanzie di non rappresentare, neanche minimamente, una Lega Sud riveduta e corretta, marcandone la totale diversità tra noi e loro: non abbiamo bisogno di alcun artificio etnico-culturale (vedi invenzione della Padania) in quanto abbiamo un’identità culturale più che solida, non siamo razzisti, non siamo populisti, non siamo separatisti, non vogliamo alcuna elemosina, vogliamo soltanto un’unità nazionale più giusta e equilibrata e che il Sud possa essere messo in condizioni di poter avere un futuro.
A questo punto non posso che concludere appellandomi a Antonio Gramsci “ho il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”.

Vincenzo Cesario

giovedì 5 aprile 2012



La fine di Bossi...ed il tramonto definitivo del mito dell'onestà padana  

 

Dopo i numerosi scandali a Milano con i tanti indagati alla Regione Lombardia compreso il leghista Boni, ecco che arriva la notizia bomba delle indagini sul tesoriere della Lega Nord che avrebbe utilizzato alcuni fondi provenienti dai rimborsi elettorali (soldi pubblici) per le esigenze della famiglia Bossi...in un'altra inchiesta addirittura si parla di strane triangolazioni e di connivenze con la 'ndrangheta.

 E' chiaro che per le condanne civili e penali ci sarà tutto l'iter processuale e i giudizi finali spettano alla magistratura competente, ma un giudizio politico pesantissimo sulla Lega Nord e su Bossi e' inevitabile.
Il fatto che Berlusconi, dopo molti giorni di silenzio, si è affrettato a dichiarare la sua solidarietà a Bossi e la sua sicurezza sull'estraneità dell'amico Umberto, è ancora più inquietante....ma forse è un altro segnale dello scricchiolio dell'asse del Nord, quel duopolio imbroglione e razzista che ha proposto per anni un'immagine falsa del nord che lavora e paga le tasse per tutti mentre il resto del paese spreca e ruba...con che coraggio possono continuare a parlare di "Roma ladrona" o di "Sud assistito"?

Quale differenza c'e' tra gli indagati leghisti di oggi ed i democristiani o socialisti indagati di ieri, all'epoca della prima tangentopoli, per i quali i leghisti portarono il cappio in parlamento?

Cade quindi anche il mito del nord della buona amministrazione e più onesto...per la verità noi meridionalisti del PdSUD lo diciamo da tempo che non esiste qualche gene del DNA sballato per i meridionali che li fa diventare geneticamente meno onesti, ma su questi stereotipi i leghisti hanno costruito gran parte delle loro fortune ma credo che da oggi in poi potranno ingannare molte meno persone, anche nelle loro roccaforti "padane".

Sicuramente dopo la fine poco gloriosa della parabola Berlusconiana, la fine della crescita leghista farà felice oltre me tanti altri meridionali che però dovranno organizzarsi politicamente e seriamente, senza commettere l'errore di scopiazzare le camicie verdi, il loro razzismo ed il loro linguaggio becero e violento.



Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
Partito del Sud

Fonte: Partito del Sud - Roma
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