“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

martedì 12 luglio 2011

Ma guarda te. C'è ancora chi si dimette per dei principi

È un assessore comunale Udc di Vicenza
 
Ci voleva un giovane democristiano a rilanciare un istituto tipico della Dc della prima repubblica: le dimissioni. A Vicenza, l'assessore comunale agli Affari legali, patrimonio, e Turismo, Massimo Pecori, dell'Udc, ha rimesso il mandato al sindaco Achille Variati per non creare conflitti di interesse col padre, Paolo Pecori, prossimo alla nomina a capo della Procura generale vicentina. Un gesto d'altri tempi, che il giovane assessore, già difensore civico, candidato sindaco per il partito di Casini nel 2008 (4,4% dei voti) e poi entrato, un anno fa circa, in giunta con il centrosinistra, ha reso noto nei giorni scorsi, quando la carriera di magistrato era prossima a questo avanzamento. «Pur non essendoci motivi di incompatibilità», ha dichiarato alla stampa cittadina, «nel momento in cui mio padre, attualmente reggente della procura di Vicenza, diventasse capo della procura stessa, per evitare possibili motivi di imbarazzo ritengo sia giusto che io lasci questo incarico politico». Scelta, per sua ammissione, abbastanza sofferta: «Per me è ovviamente un peso rinunciare a un mandato che avevo assunto neppure un anno fa, al tempo dell'ingresso del mio partito, l'Udc, nella maggioranza che governa Vicenza. Nonostante il dispiacere», ha proseguito, «questa è una scelta che ritenevo in coscienza di dover fare». Il giudice Pecori, attualmente «reggente» della Procura vicentina, è in magistratura da 43 anni, da prima cioè che nascesse il figlio, che di anni ne ha 36. Entro le prossime due settimane, il Consiglio superiore della magistratura deciderà l'assegnazione di quella sede, vacante appunto dopo il pensionamento di Ivano Nelson Salvarani (l'uomo che indagò per corruzione Carlo Bernini e Gianni De Michelis ai tempi di Tangentopoli) e Pecori padre resta in pole position, come anzianità di carriera, per quell'incarico. La presenza del figlio in un posizione politica di livello nella stessa sede, se non ostacolava la figura di reggente, poteva indurre Palazzo Marescialli ad accantonare il nome del magistrato. Cosa che Pecori junior ha voluto evitare. Nella lunga storia democristiana, una clamorosa inversione di tendenza: dopo i casi di figli che hanno sancito la disfatta politica dei padri, Attilio Piccioni col figlio Piero, coinvolto nel caso Montesi negli anni '50, e Carlo Donat Cattin con l'ultimogenito Marco, terrorista di Prima linea negli anni '80, la storia di un democristiano-figlio che fa un passo indietro per non nuocere al padre.
Fonte Italiaoggi.it

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