“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

martedì 14 giugno 2011

La politica gossippara e il popolo governante

Naturalmente questi referendum avranno delle conseguenze politiche. Perché modificano i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. La maggioranza ha subìto una sconfitta, dal momento che si era si era schierata contro i referendum. L'opposizione - che invece aveva appoggiato i referendum - trova confermata la spinta che qualche settimana fa le aveva permesso di vincere le elezioni amministrative. E quindi non è da escludere la possibilità di una crisi di governo, e in quel caso è abbastanza probabile che si vada ad elezioni anticipate. Dipenderà da molti fattori, il primo dei quali è la Lega Nord. Se resterà fedele a Berlusconi, la crisi non ci sarà, perché Berlusconi cercherà di arrivare al 2013. Se invece la Lega penserà che andando avanti così si perdono altri consensi, allora taglierà l’ossigeno al governo e l’avventura iniziata nel 2008 si concluderà. Cosa succederà poi, al momento, è mistero. Sia per la destra che per la sinistra.
Però - dopo aver svolto queste considerazioni - bisognerà anche dire che l’importanza dei  referendum non era solo nella loro “valenza” politico-simbolica. L’importanza stava nel merito dei quesiti, che erano importantissimi e riguardavano un pezzo molto importante della struttura economica italiana. Gli elettori sono stati chiamati a scegliere sulla politica energetica e sulla proprietà dell’acqua. Cioè sul modo di produrre e di distribuire alcune risorse essenziali di una società moderna. E la risposta degli elettori è stata chiarissima: «Non vogliamo il nucleare, perché lo consideriamo pericoloso per l’ambiente e per gli esseri viventi; non vogliamo che l’acqua diventi un business ma vogliamo che resti una risorsa pubblica, a disposizione di tutti e gestita dallo Stato».
Da oggi in poi la politica dovrà tenere conto di queste scelte compiute dall’elettorato. Non si può rispondere al referendum - come stanno facendo alcuni osservatori conservatori - dicendo: «Ma queste scelte sono antieconomiche». E’ una considerazione priva di valore. Sono scelte del popolo sovrano: punto e basta. E’ chiaro che la scelta nucleare e la privatizzazione dell’acqua avrebbero premiato il profitto. E alcuni economisti dicono che la crescita dei profitti spesso porta a un beneficio generale per l’economia. Ed è chiaro che nella politica italiana, gestita negli ultimi 15 anni da governi di destra e di sinistra, il profitto è sempre stata la bussola fondamentale. Beh, ora qualcosa è cambiato: gli elettori hanno detto che per loro così non va bene. Il profitto non è tutto. Non è l’astro attorno al quale ruota la vita pubblica. Non è l’interesse generale che deve guidare ogni scelta politica. Questo pronunciamento mette in crisi l’intera classe politica italiana. A partire dal premier. E mette in discussione, seriamente, il sistema dei valori berlusconiani. Cioè avviene quello che non è avvenuto - come prevedevano politologi, intellettuali e leader politici - per mano dei giudici. L’elettorato è restato indifferente alla pioggia di inchieste e agli scandali sessuali. E’ andato al sodo. Ha detto: «Lasciamo il gossip e le risse a voi ceto politico, noi popolo vorremmo occuparci di politica vera...».
Non vi sembra straordinario quello che è avvenuto? Il ceto politico tutto indaffarato a chiacchierare e a spiare le camere da letto, e il popolo impegnato a compiere le grande scelte di politica economica... Chissà se il ceto politico – di destra e di sinistra – capirà questa lezione.
Piero Sansonetti
Fonte CalabriaOra.

Nessun commento:

Posta un commento