I dati Svimez sulla desertificazione demografica del Sud restano inchiostro su carta se poi non si osserva la realtà e si ascoltano le voci di chi una mattina, saluta tutti, si imbarca sul primo autobus disponibile e se ne va in Germania.
E poco importa se si rivendicano diritti e precedenze di nascita, la forza lavoro è liquida, si sposta dove ci sono opportunità ed economie pronte a sostenerla.
Costantino Ianni, in Homens sem paz, riporta la risposta di un emigrante italiano ad un ministro: “Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro?”
E suona come un lugubre lontane presagio, quello che si diffuse all’indomani dell’unità d’Italia in quelle regioni dove si combatteva la cosiddetta “guerra al brigantaggio”. “O brigante, o emigrante”.
Ecco come due servizi che danno anima ai dati, un anima che ha l’accento prevalentemente meridionale, mentre in Italia ancora si scrivono fiumi di retorica sulla “questione meridionale” che “non è più solo meridionale” e sui mancati investimenti provocati da difficoltà orografiche (ma fateci il piacere) :
Fonte: Illazzaro.altervista.org
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